L'accordo sui congressi dietro il no sul Piano Casa
Rampelli al partito del Lazio. Fitto media al posto di Giro
Amediare, adesso penserà il ministro Fitto. Tutto risolto? Affatto. La questione politica e partitica che si è creata intorno al Piano Casa della Regione si chiuderà definitivamente soltanto i primi giorni di dicembre. Quando cioè il Pdl eleggerà i nuovi segretari locali del partito. Solo allora, forse, le lotte intestine tra le diverse (a volte opposte) correnti avranno un periodo di pausa necessario per le prossime campagne elettorali. I dubbi che le continue ingerenze del ministro ai Beni culturali Galan e del suo sottosegretario Giro siano il frutto di una resa dei conti tutta interna al partito sono ormai ridotti al lumicino. E i rapporti si sono fatti ancora più tesi con l'avvio del tesseramento da una parte e con le voci, sempre più insistenti, di un accordo per arrivare a congressi unitari dall'altra. Per diversi motivi. Il primo, e più importante, è quello di dare un segnale di forza e compattezza del Pdl in un momento difficile. Il secondo riguarda invece le modalità del tesseramento sul quale più di un esponente ha già sollevato importanti obiezioni. Molte tessere e pochi voti. Come ogni congresso che si rispetti. Ecco allora che l'ipotesi di un accordo che vedrebbe Fabio Rampelli alla segreteria regionale, (tanto cara invece agli ex di Fi) fa già storcere più di un naso. E che dire poi dell'idea di un Sammarco bis per il coordinamento romano e l'affidamento di quello provinciale a un fedelissimo della Polverini? Una parte degli ex azzurri verrebbe in tal modo spazzata via, proprio come gli ex consiglieri di Roma e Provincia della Regione Lazio, non ricandidati per la mancata presentazione della lista. Il fatto insomma è serio. La soluzione complessa. Per questo il nodo tecnico dei sei commi impugnati dal Consiglio dei ministri sul Piano Casa da un governo «amico» e addirittura da un ministro dello stesso partito non si è probabilmente voluto sciogliere nel modo più coerente: riunione tecniche tra uffici e sintesi politica per un testo condiviso. L'istituzione di «un tavolo di lavoro permanente per monitorare costantemente con grande attenzione le questioni di interesse regionale del Lazio», come annunciato da Alfano è stata salutata con entusiasmo dal sottosegretario Giro: «Finalmente! deve nascere una lobby del Lazio». E pensare che la prima testa a saltare potrebbe essere la sua. A mediare con i Beni culturali sarà Fitto. E non è un caso.