Rapinata e sequestrata dentro l'auto
Unincubo che per una signora romana di 44 anni è stato vero, l'altro ieri si è materializzato col volto di due pregiudicati di Monteverde - V.A.M. e D.S., di 46 e 23 anni - arrestati dal Commissariato San Paolo diretto da Paolo Volta. Sono accusati di rapina, sequestro di persona e porto abusivo di armi da taglio. Le prime righe di questa storiaccia cominciano l'altro ieri in via Portuense, all'altezza dell'ospedale Forlanini. Sono le 9,30. Lei, 44 anni, impiegata, alla guida di una Smart è imbottigliata nel traffico. Non fa un metro. A un tratto accade quello che la poveretta non immagina. Il primo apre la portiera lato passeggero, si piazza sul sedile e le punta un coltello alla gola. Non è un coltellino, la lama è lunga e minacciosa, rendendo ancora più terrificante una scena che coi due a mani nude già da sola farebbe spavento. «Non urlare, stai calma e non ti succederà niente», le dicono. Il secondo si agita come un'anguilla. Infila le braccia nell'abitacolo della macchina. Cerca i soldi. Rovista nella borsa, apre il portafogli e prende quello che può. L'incubo però non è finito. I due non si accontentano del bottino. Il secondo continua a frugare, con le dita si fa largo nelle tasche dei pantaloni della signora che ha smesso anche di fiatare. Poi pure lui entra nella Smart. Ora sono in tre. Compressi in carrozzeria. La vittima stringe forte il volante. Il primo malvivente seduto accanto ha il braccio teso, punta un coltello che le gela la gola. E il secondo è contorto tra il vetro e il complice. Poi l'ordine: «Cammina, muovi quest'auto». Lei non sa dove andare. I due non hanno una meta particolare da raggiungere. Lei era diretta a piazzale della Radio e per loro va bene così. Durante il tragitto, pochi metri dopo, le dicono di fermarsi, aprono la portiera e si dileguano. Alle 15,30, passate diverse ore, la signora si fa coraggio a va in Commissariato a raccontare tutto. I poliziotti del dirigente Volta decidono di partire dal luogo in cui tutto è cominciato. Sul posto ci sono dei locali che all'esterno hanno montato telecamere di videosorveglianza. E offrono più di un indizio. Gli obiettivi hanno registrato tutto riprendendo l'assalto alla Smart e i volti dei due. Il resto del lavoro si fa in ufficio. Gli investigatori confrontano le foto segnaletiche con le immagini delle telecamere e poco dopo vanno a prendere i due a domicilio perquisito da cima a fondo. La vittima li riconosce.