L'alluvione è sparita. Le macerie no
Divani, armadi, frigoriferi, materassi, scatole ammuffite. Quel che resta dell'alluvione del 20 ottobre intasa da quattro giorni le strade dell'Infernetto. Cantine e seminterrati allagati sono stati svuotati dai residenti di questa megaborgata appesa alla tenuta presidenziale di Castelporziano. Suppellettili, abiti e soprammobili sommersi dal fango sono ora immondizia. Rifiuti che i pochi cassonetti non riescono a contenere. In via Ernesto Boezi le tonnellate di spazzatura hanno coperto i marciapiedi. In via Orazio Vecchi i marciapiedi non ci sono neppure e i rifiuti sono stati abbandonati in strada. Nessuno li ha tolti. In via Pietro Romani i cassonetti sono semivuoti, segno che i netturbini sono passati da poco ma non hanno raccolto i quintali di «monnezza» sull'asfalto. Per la maggior parte rifiuti ingombranti: per toglierli ci vogliono automezzi speciali che, evidentemente erano impegnati a ripulire dal fango altri quartieri. Perché l'alluvione a Roma ha prodotto danni per 800mila euro. La bufera è comiciata proprio dal litorale ma, ironia della sorte, i 900 volontari messi in campo dalla protezione civile, i 2.600 netturbini dell'Ama e i 250 giardinieri comunali hanno iniziato a rassettare la capitale partendo dal centro storico. Dove i danni certo non mancavano ma solo all'Infernetto la tempesta ha ucciso. E, sensibilità avrebbe voluto, che da qui partissero le operazionioni di bonifica. Invece la borgata a due passi dal mare di Ostia è stata per il momento dimenticata. «Lungo le strade giacciono da giorni i ricordi bagnati e inutilizzabili di una vita trascorsa in trincea», scrive il Comitato civico 2013. «Abbiamo lottato per avere strade, fogne e acqua. Abbiamo pagato la sanatoria ma forse qualcuno ci considera ancora abusivi e per questo ci lascia sotto la spazzatura», protestano i residenti di via Boezi. A Casal Bernocchi, dove è straripato il Fosso del Fontanile, intubato tre anni fa, i residenti hanno tolto da soli il fango. «Sono venuti i vigili urbani per fare multe perché avevamo chiuso al traffico le le strade per ripulirle», racconta Antonio Di Bisceglie, portavoce degli abitanti di Punta Malafede. Soltanto dopo è arrivata l'Ama. E oggi Ardis e Regione Lazio sbloccheranno un milione e 200mila euro per far partire i lavori per la messa in sicurezza del fosso e la la realizzazione di vasche per raccogliere le acque piovane e scongiurare così una nuova alluvione. Mentre da quattro giorni 50 operai stanno cercando di riparare i danni della grandinata alla rete elettrica della ferrovia Roma-Lido. Ci sono tre chilometri di cavi da reinstallare e per questo anche oggi bus navetta trasporteranno i pendolari tra le stazioni Cristoforo Colombo e Acilia. (ha collaborato Valeria Costantini)