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Annega nella casa-scantinato

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«Chiedeva aiuto da una grata» Dramma all'Infernetto. Salvati moglie e figlia neonata Mille persone alluvionate passano la notte fuori

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Sichiamava Sarang Perera, 30 anni, originario dello Sri Lanka, era in Italia da due anni, stava spostando i mobili per proteggerli dall'acqua entrata violentemente nella stanza che gli era stata subaffittata un anno e mezzo fa, al civico 130 di via Alaleona alle spalle del più noto viale di Castelporziano da dove sono arrivati i soccorsi e dove viveva con la moglie 26enne, Dilani, e la piccola nata lo scorso luglio. È morto schiacciato da un muro, crollato alle sue spalle. Travolto da una marea d'acqua che ha spazzato via in pochi secondi le poche cose accumulate in quella camera di 10 metri quadrati dove aveva iniziato la sua nuova vita. Il diluvio che in XIII Municipio è sembrata un'apocalisse, l'ha seppellito sotto gli occhi della giovane compagna che inizialmente non ha accettato neanche l'aiuto dei primi soccorritori intervenuti per portarla via. Voleva rimanere con il marito, Dilani, e per lui ha pregato con un santino stretto nella mano fino a quando non le è stata detta la cruda realtà. «Alle 9 sono venuto nel mio negozio a controllare i danni, ho sentito le urla della donna che implorava aiuto – racconta Paolo, il titolare dell'arredo cucine accanto alla casa di Saran -. Sono corso con mio nipote ma la parete era crollata, l'acqua aveva sommerso tutto e non siamo riusciti a tirar fuori l'uomo. Abbiamo portato via la bambina, la mamma non voleva lasciare il suo compagno. In un attimo ti cambia la vita – commenta – Davanti a un incendio puoi provare a fare qualcosa, ma di fronte a quella marea d'acqua ci si sente completamente inermi». «Stamattina pioveva, certo – spiega una donna che abita nella villa affianco a quella dove si trova la casa sommersa di Saran e Dilani – ma in mezz'ora, dalle 8,30 alle 9, l'acqua è salita fino al soffitto. La mia macchina, parcheggiata fuori, è sotto un fiume che non ha risparmiato nulla». «È l'unico fratello che ho, ha trent'anni» piange, tra attimi di disperazione e con gli occhi di una tristezza infinita, Suni Mai sorella della vittima. Uscita di casa in fretta e in furia, chiamata dalla cognata, indossa ancora il pigiama. «Dov'è mio fratello, dov'è?», grida sconvolta e inconsolabile. La pioggia, intanto, sembra aver concesso una tregua per i soccorsi: ci vorranno quasi dieci ore per portare fuori Saran da quella camera che gli costava metà del suo stipendio di operaio saltuario. Una tragedia della miseria, questa, a coronamento di una giornata apocalittica che i residenti dell'Infernetto difficilmente scorderanno. Sono state circa 400 le famiglie del quartiere ad aver richiesto l'intervento dei vigili del fuoco per liberare dall'acqua le proprie abitazioni. Un migliaio le persone che la notte appena trascorsa l'hanno passata fuori, senza tetto fino a giorni migliori. Saranno avviate nelle prossime ore le indagini per verificare l'agibilità e l'abitabilità del seminterrato dove viveva il giovane cingalese viveva. Accertamenti anche su eventuali responsabilità dei proprietari della villetta.

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