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L'ira dei precari dilaga su Facebook

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Approdasul social network, su iniziativa di Andrea Saraceni, il gruppo «Medici precari Policlinico Umberto I di Roma». «Precari non si nasce», con la foto di un teschio che studia, lo slogan che campeggia in bacheca; quasi un centinaio di membri e una frase sintomatica di Steve Jobs dedicata «a tutti quelli che non ci stanno: le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero». Un modo per dar voce e denunciare uno status quo asfissiante antimeritocratico, contro il dilagare del clientelismo morboso. «Disattenzioni dei vari manager e politici locali sulla gestione della sanità e del Policlinico non possono ogni volta ricadere sulle nostre teste», scrivono angosciati. «Non possiamo ogni volta essere il capro espiatorio per le colpe altrui. Chiediamo semplicemente un adeguato riconoscimento per tutti gli anni di studio e, soprattutto, rispetto per le nostre famiglie che da anni convivono con l'incertezza!». Una questione di affermazione e tutela dei diritti sul lavoro dei medici precari per essere informati su incontri con manager e Regione. «Vista l'aria irrespirabile» e la condizione di abbandono dilagante dei precari, anche online l'unione fa la forza per garantire diritti e meritocrazia. Una sfida.

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