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"Indignati sono i romani"

Il sindaco di Roma Alemanno in piazza San Giovanni dopo gli scontri

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«Adesso gli indignati sono i cittadini romani». Così il sindaco Alemanno poco dopo lo scoppio dei disordini che hanno messo a soqquadro l'intera area di San Giovanni. Un vero e proprio shock non solo per la città ma anche per la classe politica locale. La paura che la manifestazione degli «indignados» si trasformasse nella guerriglia del 14 dicembre, quando si tentò l'assalto a Montecitorio e a Palazzo Madama, è diventata realtà. Per questo la condanna della violenza e la solidarietà alle forze dell'ordine sono stati unanimi. E se sulle cause della guerriglia e sulla mancata prevenzione si parlerà a lungo, gli amministratori iniziano a chiedere chi pagherà i danni e a proporre percorsi diversi per le manifestazioni. Alzano la voce la presidente della Regione, Renata Polverini e il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. La prima parla di «una ferita per questa città e per tutti i movimenti che sostengono legittimamente le proprie rivendicazioni senza ricorrere alla violenza», il secondo di «teppisti irresponsabili che vanno emarginati e sconfitti». Intanto il primo cittadino monitora gli eventi e in serata va di persona a San Giovanni per verificare i danni subiti. Mentre si guarda una piazza «devastata», la politica inizia il suo show. L'unanimità, scontata nella condanna della violenza, è destinata a infrangersi presto. Il diritto di manifestare non può sopprimere il diritto dei romani a vivere la loro vita, nella loro città, soprattutto quando la violenza offusca e distrugge il motivo stesso della protesta. «Indignati» i romani dunque e sdegnati i politici. Di una città sotto shock parla il deputato Pd, Enrico Gasbarra mentre il ministro Giorgia Meloni attacca senza remore: «Come è ormai prassi da troppi anni i centri sociali si danno appuntamento per violentare la vita dei comuni cittadini, distruggendo auto, negozi, piazze, monumenti». La guerriglia nel centro della Capitale e i danni subiti a chiese e simboli sacri ha particolarmente sconvolto gli esponenti cattolici in modo trasversale, dall'ex vicesindaco, Mauro Cutrufo (Pdl) al senatore Pd, Lucio D'Ubaldo che non ammette scuse: «Il Partito democratico, se vuole parlare all'Italia dei moderati, deve farsi interprete di una condanna forte e inappellabile. Se serve, rompendo con quanti a sinistra indugiano a farlo con la necessaria chiarezza». Ad entrare nel merito dei danni subiti dai cittadini, i consiglieri capitolini. Il presidente della commissione Sicurezza del Campidoglio, Fabrizio Santori, va già oltre. «Roma Capitale deve costituirsi parte civile contro questi barbari facinorosi e chi ha incitato questa manifestazione dovrà render conto di fronte a un'azione di risarcimento che i romani chiederanno, organizzandosi in una class action, che io stesso guiderò». Una class action dei romani contro l'ennesima violenza può essere la risposta pacifista più incisiva. A gridare tutto il loro sdegno sono anche, e soprattutto, i consiglieri comunali e municipali dell'Esquilino. Se a pagare le manifestazioni sono tutti i romani c'è chi paga un conto più salato e sono i residenti e i commercianti dell'area compresa tra San Giovanni, via Cavour e la Stazione Termini. «Ci chiediamo che senso abbia continuare a mantenere quel tracciato esponendo beni personali e pubblici alla furia devastatrice - dicono i consiglieri capitolini Mollicone e De Priamo -. Riteniamo, quindi, che sia giunto il momento di vietare il tracciato centrale per quei cortei a rischio vandalismo, come si sapeva da tempo sarebbe stato questo». Furioso Alemanno che a fine serata parla di «bestie violente. Tutta Roma è indignata per quello che è successo. Due, tremila delinquenti si sono infiltrati in una manifestazione pacifica e hanno devastato Roma. Ci domandiamo chi paga tutto questo?».

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