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Turisti e residenti in ostaggio "Nessun aiuto, ci siamo difesi da soli"

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Birra, passamontagna e bombe carta: gli "indignados cattivi" hanno seminato il panico e lasciato macerie. Piange Anna mentre guarda il suo fuoristrada andare a fuoco. L'allarme suona forte, i pompieri sedano le fiamme ma lei urla di rabbia: «È una guerra tra poveri, io la macchina devo ancora pagarla, ho appena firmato il fido». Aveva parcheggiato in via Cavour, strisce gialle: «Sapevamo della manifestazione ma non potevamo spostare l'auto, mio cognato è disabile». Ha la paura negli occhi anche Carlos, spagnolo di 32 anni, in vacanza a Roma con la moglie ed il loro piccolino di 6 anni. Sgranocchiavano noccioline assiepati sul marciapiede di via dei Serpenti, erano stanchi ed erano lì per riposarsi, «aspettavamo che il corteo finisse». Poi i fumogeni iniziano a piovergli ad un metro di distanza. Qualche fiammata, urla, poi Carlos tira il fiato e tranquillizza il suo bambino. Ci è andata bene, pensa. Neanche un minuto e si scatena la guerriglia. In via dei Serpenti, angolo via Cavour, sono schierati i blindati dei carabinieri: «Andate via - avvertono i turisti - vicino a noi non siete al sicuro, quando arriveranno ci tireranno di tutto». Così è stato. Ma altre vie di fuga non ce ne sono. Piovono sassi, mazze, bottiglie. È una bolgia. I turisti cercano riparo vicino agli ingressi dei negozi. Carlos entra in un internet point che ha aperto le porte a una decina di persone. Chiede che succede. «Indignatos? Ho capito tutto allora, se sul baratro non ci porta qualcun altro ci penseranno loro». Dieci minuti dopo il passaggio dei manifestanti, in via Cavour solo vetrine sfondate, è il caso della banca Carim di Rimini, auto e pompe di benzina distrutte. I manifestanti che hanno cercato di contenere la furia delle teste calde non sono riusciti a difendere la città, gli «uomini neri», come li chiamavano ieri, picchiavano troppo duro. Stringono la mazza, colpiscono e distruggono, poi gettano l'arma nei cassonetti dell'immondizia. Avevano previsto tutto i commercianti di via Cavour. Fin dalla prima mattinata di ieri, allerta massima. Poi, all'arrivo del corteo, serrata collettiva. «I poliziotti ci hanno consigliato di chiudere - spiega Walter dal caffé Valoranis - riapriremo nel pomeriggio se le cose si calmeranno. Meglio salvare la pelle che rimetterci dei soldi». Una giornata di lavoro persa, è il pensiero di tutti: «Noi lavoriamo con i motorini in esposizione - confermano dal negozio di moto On Road - ma oggi non li mettiamo di certo in strada, rischiamo solo di rimetterci dei soldi». Dopo il passaggio dei manifestanti, hanno avuto la conferma di aver avuto ragione, non si era trattato di un eccesso di prudenza: «Ci sono arrivate addosso bombe carta, fuoco, è stato un bene chiudersi dentro i negozi ed attendere che la situazione si calmasse», conclude Anna. Eri. Del.

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