Regolari le licenze dei tassisti sotto processo
Assolti i 54 conducenti accusati di aver falsificato gli atti necessari a ottenere il permesso
Itassisti romani non hanno commesso alcun reato. Tutti assolti dunque i conducenti di auto bianche che finirono sotto processo con le accuse di aver ottenuto le licenze in maniera irregolare. Ben 54 tassisti hanno infatti ascoltato ieri la sentenza del giudice monocratico Maria Cristina Muccari, che ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata proprio dal pubblico ministero Letizia Taverna. E le formule scelte dal giudice, «il fatto non sussiste» e «perché il fatto non costituisce reato», spiegano con chiarezza che i conducenti, da tempo nel mirino di associazioni e cittadini, non hanno detto falsità al momento di presentare la richiesta di licenza in Comune. Le accuse erano quelle di falso ideologico per induzione e falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico. I tassisti, all'inizio delle indagini, erano stati accusati di aver dichiarato con autocertificazioni false i requisiti necessari per il rilascio o il rinnovo della licenza, e, in alcuni casi, avrebbero omesso di dichiarare di avere precedenti penali per reati che avrebbero impedito di ottenere il rilascio o il rinnovo della licenza per l'esercizio di taxi. In questo modo, in base a quanto fu scritto nell'ordinanza, avevano «indotto in errore i funzionari del VII dipartimento del Comune di Roma e della Camera del Commercio di Roma», in un periodo compreso tra il 2000 e il 2006. Tra gli imputati assolti ieri, anche Alessandro Migliazza, il tassista che con un pugno uccise Pasquale Leonardo, di 44 anni, conducente Ncc. L'episodio avvenne nel dicembre del 2006, occasione in cui il tassista diede un pugno al volto alla vittima, facendola cadere in terra e facendogli sbattere la testa sul marciapiede. Trascorsi 13 giorni in ospedale il cuore di Leonardo smise di battere. Per questo gesto Migliazza è stato già condannato, in maniera definitiva, a 12 anni e tre mesi di carcere per omicidio preterintenzionale. Alla base della lite, la pretesa dell'imputato di far salire sulla sua vettura due turisti che alloggiavano in un albergo. Nel verdetto emesso ieri, il giudice ha inoltre disposto il dissequestro e la contestuale restituzione ai titolari delle licenze ai tassisti, documenti che la procura aveva originariamente restituito al Comune.