Damiana Verucci Idraulici, fornai, orafi, meccanici, parrucchieri.
Figureprofessionali diventate preziose come l'oro. Per trovarle le aziende impiegano, mediamente, dai sei mesi ad un anno. Un tempo davvero lungo, specie considerando il momento di grave difficoltà economica e occupazionale in cui si trova il nostro Paese. Tempi in cui non si dovrebbe faticare a trovare qualcuno disposto ad essere assunto da un'azienda. Eppure è così: uno studio Unioncamere lo conferma. Ai primi posti tra le figure professionali introvabili ci sono gli idraulici, per i quali le imprese mettono in conto oltre 12 mesi di ricerca. Seguono i fornai, ne mancano circa 300 a Roma secondo la Confcommercio, gli orafi, i meccanici e i parrucchieri. Tra gli operai specializzati, spicca la carenza di carpentieri e poi mancano i copritetti e i pavimentatori, figure professionali artigiane considerate vere e proprie «primule rosse», autisti di pullman, addetti alla reception e all'assistenza della clientela. Per queste ultime due figure su un totale di 1.610 assunzioni non stagionali effettuate nella Provincia di Roma, il 20,3% è stato di difficile reperimento, per cui si intende oltre al tempo impiegato dalle aziende per trovare qualcuno disposto a ricoprire questo ruolo, anche la scarsa preparazione dei candidati. Per i copritetti e i pavimentatori si sfiora addirittura il 50 per cento. Quello dei candidati preparati è il secondo problema riscontrato dalle aziende. Sempre dai dati Unioncamere Lazio risulta infatti che tra il 60 e l'80 per cento degli occupati nei mestieri elencati necessita di una formazione adeguata. Formazione per cui solo le imprese artigiane dedicano 103 milioni di ore e spendono oltre due miliardi di euro l'anno in Italia. «La difficoltà delle imprese artigiane a reperire manodopera è un fenomeno che ha le sue radici nella difficoltà di formare i giovani, di prepararli al mondo del lavoro, con la qualificazione adatta e la competenza specifica necessaria all'impresa», spiega Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato. C'è poi un fattore culturale che spinge gli stessi giovani e il più delle volte le loro famiglie a considerare questi mestieri come degradanti. È' il caso ad esempio dei fornai, a Roma ci sono circa 600 forni e mancano almeno 300 lavoratori, eppure lo stipendio che le aziende sono pronte ad offrire supera anche i duemila euro al mese. Certo, si lavora di notte e si dorme durante il giorno a scapito della vita sociale ma si tratta comunque di mestieri che assicurano un'occupazione immediata e il più delle volte a tempo indeterminato. «Il problema è culturale da un lato e strutturale dall'altro – chiosa Giancarlo Cremonesi, presidente della Camera di Commercio di Roma - Spesso, a causa di un erroneo retaggio sociale e familiare, molti giovani sono convinti che fare il panettiere o l'idraulico sia poco qualificante e questo è sbagliato. Questi mestieri, infatti, sono indispensabili per la vita collettiva e vanno incentivati, perfezionando i percorsi di formazione delle scuole professionali».