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Unostatus che, da solo, eviterebbe le furberie elettorali del Senatùr e dunque, anche il trasferimento di un'azienda verrebbe letto come economicamente strategico e non più come una mera strumentalizzazione politica. Nonostante in questi giorni il dibattito sulla riforma abbia ripreso vita, complice la scadenza del 21 novembre, i consiglieri di Campidoglio e Regione sembrano ancora abbastanza confusi. Per diversi (e a volte più complessi motivi). Oltre ad affrontare il «dramma» della riduzione dei consiglieri comunali da 60 a 48 (per effetto del federalismo fiscale), a far discutere è stata la proposta del presidente della Commissione Riforme istituzionali del Campidoglio, Francesco Smedile che ieri ha ipotizzato la riduzione anche dei consiglieri municipali da 25 a 20. Considerando che i parlamentini locali scenderanno da 19 a 15, resta difficile pensare a un'attività amministrativa snella in territori pari a città di provincia. Sull'attenti il capogruppo Pdl Gramazio: «Smedile spieghi la sua posizione che non collima con quella della maggioranza dell'Assemblea capitolina né di quella del suo partito, l'Udc». Occorre partire proprio da qui: una riforma che dà sostanza alla Capitale, con una struttura amministrativa forte e indipendente, è l'unica vera strada per scongiurare la chiusura di sedi e aziende nazionali. Sus. Nov.

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