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Droga a Saxa Rubra. Giornalisti perquisiti

Autobus 213

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Spacciavano dal Tuscolano a Prima Porta. A gestire il giro di cocaina e hashish insospettabili lavoratori, che tra i clienti avevano anche giornalisti della Rai. A fornire la droga erano, tra l'altro, un autista di autobus, un netturbino e un odontotecnico. Ognuno agiva in una zona differente della città, fino a quando gli agenti della Mobile hanno messo la parola fine allo spaccio di droga. In dodici sono infatti finiti nei guai, tutti spacciatori che vendevano circa tre etti di droga a settimana. Nel corso delle indagini, che sono state portate avanti utilizzando intercettazioni telefoniche, sono venuti alla luce anche gli assuntori di hashish e cocaina. Tra questi, appunto, due giornalisti della Rai. È stato lo stesso titolare delle indagini, il pubblico ministero Pierluigi Cipolla, a disporre la perquisizione dei giornalisti: gli agenti sono infatti entrati sia negli uffici di Saxa Rubra sia in quelli di via Teulada. Non solo. Gli investigatori hanno anche perquisito le abitazioni dei due giornalisti, dove non sarebbe stata trovata sostanza stupefacente. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, l'autista Tlp della linea 213 finito agli arresti, dava appuntamento ai clienti alle fermate dell'autobus. L'uomo dava l'orario e il luogo preciso nel quale sarebbe passato con il mezzo pubblico. L'assuntore saliva sul bus, pagava, prendeva la droga e scenda alla femata successiva. Tra i suoi clienti anche due colleghi, un uomo e una donna. Il netturbino dell'Ama, invece, ancora latitante, che come compito aveva quello di pulire il cimitero di Prima Porta, si spostava fino a Saxa Rubra, dove incontrava i giornalisti e consegnava la cocaina. Per quanto riguarda invece lo spaccio di droga al Tuscolano, a Cinecittà e alla Romanina, la Mobile ha accertato che uno degli spacciatori, per vendere la droga, scendeva in strada con il suo cane pastore alsaziano e passeggiando nel parco di via Lemonia, incontrava i clienti. Alcuni dei dodici spacciatori si conoscevano e a volte, quando uno di loro finiva la droga, si rivolgeva al «collega». Nel corso delle indagini, durate due anni, non sono mancati momenti di attrito tra i pusher, soprattutto quando la «roba» non era buona. «Il fieno è bagnato», dicevano al telefono per commentare la scarsa qualità. Oppure: «Mi servono due pizze e due panini», un altro modo per riferirsi alle quantità da acquistare. L'odontotecnico, infine, durante la pausa pranzo accoglieva i consumatori direttamente nel suo studio.

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