Tbc, infermiera mai visitata per sei anni
La tegola giudiziaria alla fine si è abbattuta sul Policlinico Gemelli. La procura ha iscritto sette nomi sul registro degli indagati, sei dei quali lavorano presso l'ospedale, tutti accusati dei reati di epidemia colposa e lesioni personali per i bimbi contagiati dalla tubercolosi. Nei guai anche il medico di base dell'infermiera che lavorava presso il reparto di neonatologia, che non avrebbe compiuto una corretta diagnosi della malattia cui era affetta la donna. A dover nominare un avvocato per difendersi dalle accuse saranno il datore di lavoro, figura organizzativa-amministrativa preposta all'organizzazione dei controlli del personale medico infermieristico, due dipendenti dell'ospedale ai quali il datore di lavoro poteva delegare funzioni e calendarizzazione dei controlli sulla salute del personale (uno di questi delegati è il responsabile di neonatologia). Non solo. Anche due medici che dovevano effettuare le visite periodiche e il coordinatore dei due sanitari. Le iscrizioni sono state decise dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani e dal pubblico ministero Alberto Pioletti dopo aver ricevuto una pre-relazione da parte degli esperti nominati per capire come è stato possibile che oltre cento bimbi quest'anno siano stati contagiati dalla tubercolosi. Tra le prime conclusioni, il fatto che al Policlinico Gemelli il sistema di organizzazione delle visite di controllo del personale medico e infiermeristico era «fallace». La donna che lavorava nel reparto di neonatologia, secondo quanto accertato dai pm, non è stata mai sottoposta a visite mediche obbligatorie anche se nel 2005 era risultata positiva al micobatterio. Anche se le disposizioni interne all'ospedale prevedevano che il personale affetto da tbc sia sottoposto a controllo medico obbligatorio ogni due anni, all'infermiera fu detto di presentarsi per un altro accertamento nel 2006, appena dodici mesi dopo. Quella visita, però, non fu mai effettuata. Non è escluso infatti che alla donna sia stato detto che la positività poteva dipendere dal vaccino e quindi lei avrebbe deciso di non farsi più controllare. L'infermiera, comunque, non risulta indagata, ma non è neanche parte offesa poiché non ha manifestato intenzione di procedere contro il Policlinico Gemelli. Nell'ospedale, però, per i magistrati, sarebbero avvenute disfunzioni e inefficienze nel sistema organizzativo che avrebbero poi portato a non compiere i controlli sanitari obbligatori. All'inizio delle indagini era stato puntato il dito anche contro il marito della donna, anche lui infermiere ma in un'altra struttura sanitaria. Dalle indagini degli esperti l'uomo è stato invece definitivamente scagionato. La positività alla tubercolosi dei neonati è riconducibile alla malattia dell'infermiera. Per la procura la positività è un elemento che porta alla malattia e per questo ha deciso di ipotizzare i reati di epidemia colposa e lesioni personali colpose. Nei prossimi giorni gli indagati saranno riascoltati: molti sono stati infatti già interrogati come persone informate sui fatti respingendo qualsiasi responsabililtà. «Abbiamo fiducia nei magistrati e siamo pronti a collaborare», commenta la direzione del Gemelli che ribadisce «non c'è alcuna epidemia» in corso.