Tbc al Gemelli, sette indagati
Sei persone, tra medici e amministrativi in servizio al Policlinico Gemelli, e il medico di base che visitò l'infermiera, che si è poi ammalata di tubercolosi, sono state iscritte sul registro degli indagati della Procura di Roma per i casi di tbc che hanno coinvolto più di cento bambini venuti alla luce quest'anno. Epidemia colposa e lesioni personali colpose sono i reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani e dal pm Alberto Pioletti. Nel registro degli indagati il "datore di lavoro" (figura amministrativa-organizzativa del Gemelli), deputato a organizzare le visite sul posto di lavoro del personale medico e infermieristico; due soggetti (tra cui il responsabile del reparto di neonatologia dove lavorava l'infermiera affetta da tbc) delegati a sovraintendere ai controlli del personale; due medici competenti, cioè addetti materialmente a eseguire le visite periodiche obbligatorie, e colui che avrebbe dovuto coordinare il lavoro di questi 'medici competenti". Tra gli indagati c'è anche il medico di base della Asl cui l'infermiera si rivolse e che sbagliò la diagnosi perché non capì che la donna era stata colpita dalla tbc. La perizia disposta dalla Procura di Roma indicherebbe il collegamento tra il ceppo infettivo che ha colpito l'infermiera e quello riscontrato sull'unica bimba ammalata di tbc, nata nello scorso luglio al Policlinico Gemelli. Questo era uno dei quesiti posti ai consulenti. Nella perizia inoltre si chiede se "la positività alla tbc equivalga alla malattia"; se sono "state adottate idonee terapie a scongiurare il contagio"; "se sono stati effettuati controlli idonei" e "se la signora si è ammalata per il contatto con il marito (anche egli affetto da tbc) o con altri soggetti". L'infermiera malata mai più visitata dal 2005. E' quanto ha accertato la procura di Roma che ha iscritto sul registro degli indagati per epidemia colposa e lesioni colpose sette persone di cui sei in servizio al Policlinico. Sei anni fa la donna era risultata positiva alla tbc: scagionato il marito (anche lui infermiere presso un'altra struttura) colpito da una forma non contagiosa, l'infermiera, che all'epoca lavorava presso il reparto di fisiopatologia polmonare, era probabilmente entrata in contatto con un malato. Benché le disposizioni interne all'ospedale prevedano che il personale affetto da tbc sia sottoposto a controllo medico obbligatorio ogni due anni, alla signora fu detto di presentarsi per un nuovo accertamento nel 2006, dunque un anno dopo. Ma quel controllo non avvenne mai. La donna, alla quale probabilmente fu detto che la positività poteva dipendere dal vaccino, non pensò più a farsi controllare. E, in ogni caso, non fu mai chiamata per le rituali visite. Dal febbraio 2010, l'infermiera era poi passata a neonatologia e tutto era andato per il verso giusto fino a questa estate quando la malattia ha presentato i primi sintomi che il medico di base, secondo chi indaga, non è stato in grado di individuare. Per il Codacons la documentazione della Regione è insufficiente, l'associazione si riferisce a quella depositata dalla Regione al Tar del Lazio dopo che il Tribunale Amministrativo, accogliendo il ricorso del Codacons, aveva ordinato all'ente di produrre le carte utili sulla vicenda della tbc al Gemelli. Al Tar infatti, denuncia il Codacons, "la Regione si è limitata a depositare un verbale del tavolo di coordinamento del 2 settembre 2011, uno stralcio del Sistema Informativo delle Malattie Infettive (Simi) approvato dalla Giunta Regionale nel 1993 e 2 delle 54 pagine di una pubblicazione recante Guidelines for the Investigations of Contacts of Persons with Infectious Tubercolosi del Department of Health and Human Serrvices del 2005. Alcune pagine dei documenti prodotti, inoltre, risultano stranamente mancanti. Non vi è alcuna traccia - sottolinea l'associazione - degli atti relativi all'istituzione del tavolo di coordinamento; dei verbali delle sedute operative; del verbale di sopralluogo nei locali del reparto di neonatologia dell'1 agosto 2011; dei verbali delle sedute del Tavolo e della Commissione durante le quali si è deciso di non estendere il periodo dei controlli, ecc. La parziale e assolutamente carente produzione di atti, rende difficoltosa la difesa delle famiglie dei bambini coinvolti nel caso, e rischia di gettare ombre su una eventuale volontà della Regione di nascondere l'operato dell'amministrazione. Per tale motivo - spiega il Codacons - siamo costretti a rivolgerci alla Procura, ritenendo grave sia nei confronti dei cittadini che dello stesso Tar, il comportamento dell'amministrazione regionale". Venerdì 23 il Codacons ha organizzato un convegno sulla tbc che si terrà alle ore 11 a Roma, presso l'Auditorium dell'Inail (P.le Giulio Pastore 6), al quale parteciperà il Ministero della Salute Ferruccio Fazio, i massimi esperti in materia e tutte le famiglie dei bimbi coinvolti nella vicenda. Durante l'incontro verranno affrontati altri particolari inquietanti sull'emergenza tbc.