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Stretta sulle manifestazioni. Niente cortei nelle piazze

Roma invasa dal corteo Europride 2011

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Il rapporto tra la Capitale - e i suoi cittadini - e i cortei è sempre stato turbolento. L'aggettivo rappresenta un eufemismo per descrivere traffico paralizzato, trasporto pubblico in tilt, proteste a non finire. Di autunni caldi Roma ne ha già vissuti troppi. Nessuno sente il bisogno di viverne un altro. Ben vengano i cortei, s'intende - soprattutto se utili a legittime rivendicazioni di categorie esponenziali d'interessi diffusi. I diritti costituzionali non sono in discussione. Ma ogni diritto va disciplinato. Il protocollo volto a regolamentare le manifestazioni pubbliche, definirne i percorsi e fissarne un numero massimo giornaliero va in questo senso, anche se l'aggiornamento ripetutamente chiesto da Alemanno è ben lungi da venire. Va quindi salutata con favore l'intenzione del Campidoglio di varare un'ordinanza per salvaguardare e tutelare le piazze del centro storico di rilievo storico e artistico dai rischi derivanti dalle manifestazioni. Il progetto viene svelato dall'assessore alla Cultura di Roma Capitale Dino Gasperini: «Il sindaco sta preparando un'ordinanza che illustrerà nei prossimi giorni spiegando quali sono le piazze coinvolte. La logica è evitare che durante manifestazioni potenzialmente e particolarmente invasive i monumenti possano essere esposti a rischio». Sensato. Tant'è vero che nessun sindacato s'è sognato di obiettare qualcosa. Nessuno tranne uno: la solita Cgil. «Il sindaco stralcia il protocollo sull'autoregolamentazione dei cortei. Rifacendosi agli articoli 17 e 21 della Costituzione richiederemo di volta in volta i percorsi e le piazze più consone», tuona il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio Claudio Di Berardino. Addirittura l'ordinanza secondo la Cgil accenderebbe gli animi e le piazze, acuirebbe lo scontro sociale. Con mezzo Pd - gli ex Ds - che va appresso al sindacato rosso. Per Enzo Foschi togliere le piazze ai cittadini «è pericoloso»; per Umberto Marroni «antidemocratico». A sgombrare il campo da qualsiasi finalità politica dietro l'ordinanza è il sindaco stesso: «Siamo disponibili a un confronto con i sindacati però bisogna scegliere, soprattutto per quanto riguarda piazza Navona: non si può chiedere che venga difeso il suo grande valore artistico e storico e contemporaneamente lasciare che sia scenario di manifestazioni ed eventi. È una svolta storica per la nostra città abituata a usare piazza Navona. Però credo sia un passaggio non eludibile. Prima che l'ordinanza entri in vigore, faremo un confronto con i sindacati; garantiremo che il provvedimento non abbia un valore repressivo contro le manifestazioni politiche ma di tutela per questa piazza».

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