Roma Capitale. Alemanno: si farà
Inaspettatamente si accende una speranza per la riforma di Roma Capitale. A darla è lo stesso sindaco Alemanno che torna sul tema dopo le polemiche di qualche settimana fa su un presunto «patto» tra il primo cittadino e la presidente della Regione Renata Polverini per redigere il famigerato secondo decreto della riforma, quello per intenderci che conferisce poteri e funzioni al nuovo ente Roma Capitale. «Ci sono stati tempi tecnici complicati e molti eventi - dice Alemanno -. Sono convinto che, non domani ma a stretto giro, potremo sancire questo anniversario (oggi cade il 141esimo anniversario di Roma Capitale ndr) con il secondo decreto». A stretto giro dunque, anche perché il termine della proroga per approvare la seconda tranche di una riforma attesa da almeno trent'anni scade il 21 novembre. Una sfida resa in questi ultimi mesi ancora più difficile per la complessità della materia, dei rapporti interistituzionali e degli eventi esterni dirompenti, come la manovra finanziaria che impone tagli pesantissimi agli Enti Locali. Ma forse, quando tutto sembra perso, il risvolto «positivo» della mannaia del governo che sta per abbattersi sulla Capitale (il Campidoglio ha stimato risorse inferiori per circa 450 milioni di euro) può essere proprio la conlcusione della riforma. Senza trasferimenti da Stato e Regione, la Capitale è destinata a una lenta agonia. Conferire poteri speciali e più autonomia, anche economica, può significare non solo farla «sopravvivere» ma addirittura garantirne un rilancio economico e politico indispensabile. Per l'intero Paese.