Paura in ospedale: sequestra un vigilante L'agente: lascialo o ti sparo
Scene di terrore al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo. La vicenda ieri mattina intorno alle 12,15. Fabrizio Bravo, di Monteverde, pregiudicato di 46 anni, alto un metro e novanta, col corpo completamente tatuato. Ha un malore, è sul lettino. Poi salta giù dalla barella e punta il coltello alla gola della guardia giurata dell'Italpol. Urla: «Fate gli sceriffi, ma con me nun li fate. Io v'ammazzo». Pazienti e sanitari fuggono. Arrivo il poliziotto avvisato dal personale: sfodera la pistola, intima al tizio di gettare l'arma oppure dice che gli sparerà alle gambe. La tensione sale e alla fine stempera. Il malintenzionato è a terra, l'agente gli sta sopra ammanettandolo tra gli applausi della gente. Bravo finisce al Commissariato Monteverde diretto da Mario Viola. Domani il processo per direttissima con l'accusa di minaccia a mano armata al personale medico e di vigilanza. Un'altra scena violenta nella sala d'attesa di un ospedale romano. La cronaca degli ultimi tempi ne ha registrati tanti di episodi. I vigilantes non possono fare niente per evitarlo: fanno la guardia agli immobili. I poliziotti sono pochi: uno per ciascun turno di lavoro, presi dagli organici dei Commissariati di zona già con la coperta corta. Ieri dopo mezzogiorno Bravo arriva al pronto soccorso del San Camillo accompagnato da un amico. Dice che si sente male. I sanitari lo conoscono: l'altro giorno si era fatto vivo per le stesse ragioni facendo un altro show. Lo rassicurano invitandolo a stendersi in barella. All'improvviso il terrore. Il pregiudicato si rimette in piedi, estrae dalla tasca un coltello da cucina con la punta limata, afferra una guardia giurata dell'Italpol e comincia: «Fate gli sceriffi ma io spacco tutto». Pazienti e sanitari fuggono, c'è chi grida. Qualcuno avvisa l'assistente capo Marco Valiante nell'ufficio del posto di polizia, distante dal pronto soccorso. Si precipita, entra nella sala e vede la scena. L'agente intima a Bravo di mollare la lama e liberare il vigilante che trema come una foglia. Il pregiudicato lascia la guardia e va verso il poliziotto brandendo il coltello: «Io ti ammazzo, non mi fai paura, la pistola mettitela al culo». Valiante resta fermo. Estrae la pistola dalla fondina, carica il colpo in canna e alzando la voce avverte: «Abbassa il coltello e fermati. Se non getti l'arma ti sparo alle gambe». Fabrizio Bravo capisce che il poliziotto fa sul serio, la pallottola è già inserita e Valiante potrebbe davvero premere il grilletto. L'aggressore butta a terra l'arma. Il poliziotto si avvicina: con un braccio punta la semiautomatica su di lui, con l'altra afferra il coltello e lo mette nella tasca dei pantaloni. Costringe il malintenzionato a distendersi sul pavimento e lo ammanetta tra gli applausi del pubblico.