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«Una manovra decisiva per la dignità delle periferie»

Una parrocchia nella periferia romana

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Due anni di lavoro per mettere a punto e ridefinire parametri e criteri del piano di assetto delle periferie. Un termine «moderno» per definire gli enigmatici «toponimi». Così il presidente della Commissione capitolina all'Urbanistica, Marco Di Cosimo (Pdl), tira le somme di una vera e propria manovra urbanistica, economica e sociale che interessa ben 12 Municipi. Onorevole Di Cosimo, questi progetti viaggiano nei cassetti del Campidoglio praticamente dal 1986, perché stavolta si dovrebbe partire con la realizzazione? «Abbiamo compiuto un lavoro enorme per ridefinire le 70 aree interessate, perimetrate per la prima volta nel 1986 e riviste l'ultima volta nel 1997. Settanta aree della Capitale che attendono da decenni di diventare quartieri. Abbiamo studiato e applicato nuovi criteri e, soprattutto, azzerato i costi per il Campidoglio. Costi che, occorre ricordare, erano insostenibili. Parliamo di circa 260 milioni». Qual è stata la chiave di volta? «Crederci, innanzitutto. Abbiamo parlato con migliaia di cittadini e alla fine si è trovata la soluzione migliore: un piccolissimo aumento di cubatura, si passa da un indice di incremento previsto dalle precedenti amministrazioni dello 0,4 allo 0,5%. Un piccolo incentivo, grazie al quale, i cittadini consorziati realizzano anche le opere primarie e secondarie. Un'operazione questa che è stata resa possibile anche grazie al grande impegno degli assessori Corsini e Ghera e all'imput direi quotidiano del sindaco Alemanno per accelerare la riqualificazione delle periferie». Ecco, entriamo nel merito di quella che Lei definisce una vera e propria manovra, ci sono migliaia di persone che vivono nella Capitale d'Italia senza acqua potabile, fogne, illuminazione, scuole, parcheggi. «Sembra assurdo ma è così. Per questo occorreva dare una svolta ai toponimi e soprattutto fiducia ai cittadini che, dopo tanti anni di chiacchiere, avevano abbandonato ogni speranza di poter finalmente vivere in un quartiere e non in aree venute su senza criterio e senza servizi. Le cosidette opere a scomputo sono rimaste sulla carta, sia le primarie sia le secondarie e per questo, nel 2011 a Roma ci ritroviamo con abitazioni praticamente prive di tutti i servizi, dalle strade alle fogne». I cittadini aspettano da decenni, come ha ricordato, quanto dovranno aspettare ancora? «Sui 70 toponimi esistenti hanno risposto in 53, un numero molto elevato. Per quanto ci riguarda pensiamo di portare all'esame del Consiglio comunale almeno una decina di questi progetti entro la fine del 2011. Trattandosi di variante urbanistica si dovrà comunque passare per il voto della Regione. Non ho dubbi tuttavia che alla Pisana la risposta sarà celere. Certo se avessero già trasferito i poteri speciali a Roma Capitale, l'iter sarebbe stato molto più semplice e veloce».

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