Sulle multe è braccio di ferro
La resa dei conti ci sarà negli uffici giudiziari. È infatti appena iniziato il bracciodi ferro tra polizia Roma Capitale e giudici di pace. Su cosa verte la questione? Sui verbali elevati dalle forze dell'ordine con documenti che hanno come intestazione ancora polizia municipale. Da una parte, il Corpo sostiene che «gli accertamenti effettuati dal personale dell'allora Corpo di polizia municipale nonché dell'attuale Corpo di polizia Roma Capitale risultano assolutamente legittimi». Dall'altra, invece, i giudici di via Teulada sostengono che se i verbali contengono la dicitura «Comune di Roma-polizia municipale» non sono validi poiché l'ente non esiste più. «È sicuro che gli obblighi si trasferiscono dal Comune di Roma a Roma Capitale - spiega il presidente dell'Unione giudici di pace Gabriele Longo - ma quando il primo cessa di esistere da quel momento qualsiasi atto fatto in nome del Comune di Roma è come se fosse stato fatto da un ente defunto. Il Corpo resta lo stesso, ma è cambiato l'ente, cioè il Comune di Roma, divenuto Roma Capitale». «La deliberazione G.C. 91/11 ha approvato, in base alla legge n. 42 del 5/5/2009, il cambiamento di denominazione del Corpo di Polizia Municipale di Roma in Corpo di Polizia Roma Capitale, mantenendone tutte le attribuzioni già riservate al Corpo di Polizia Municipale - spiegano dal Corpo - ai sensi dell'articolo 13 della legge 689/81 e dell'articolo 383 del Regolamento al C.d.S. gli atti di accertamento debbono essere redatti dagli organi addetti al controllo senza la specifica necessità che venga riportata la denominazione dell'Ufficio o Comando cui essi appartengono». Probabilmente, sostengono i giudici di pace, saranno comunque presentati numerosi ricorsi in merito, aggravando così la già difficile situazione in cui si trovano gli uffici di via Teulada, dove da anni viene denunciata la carenza di personale amministrativo. Nella fase di ricezione di un ricorso inviato per posta, quindi la fase di apertura delle buste, attualmente c'è un ritardo di due anni, che così costringe i giudici a fissare l'udienza con 24 mesi di ritardo. Ma non finisce qui. Una volta effettuata l'udienza ed emessa una sentenza, sono necessari altri due anni prima di poter pubblicare il verdetto. Quindi, chi ha impugnato una sanzione amministrativa nel 2008 attraverso un ricorso per posta potrà prendere visione della sentenza non prima del 2013.