Tbc, nato a maggio 2010 positivo a test
Nuovo caso di contagio di tubercolosi al Policlinico Gemelli. Lo annuncia il Codacons, che ha ricevuto oggi una coppia di genitori il cui figlio, nato nell'ospedale il 21 maggio del 2010, e' risultato positivo ai test sulla Tbc. Le analisi sono state effettuate privatamente, non rientrando il bimbo nel periodo indicato per i controlli gratuiti. "L'emergenza si allarga a macchia d'olio, e il nuovo episodio ci costringe a presentare un ulteriore esposto in Procura, e a chiedere nuovamente alla Regione Lazio di estendere i test al 2010", afferma il Presidente del Codacons Carlo Rienzi. "Oramai non ci sono solo casi di contagio risalenti allo scorso anno, ma addirittura anche le mamme iniziano a risultare positive ai test", continua Renzi, secondo il quale sono perciò necessari "controlli anche su tutte le mamme che hanno frequentato asili nido nel periodo luglio 2009-luglio 2010, per escludere un effetto domino nei contagi". Per il prossimo 23 settembre il Codacons ha organizzato a Roma un convegno sul tema della tbc, al quale prenderanno parte medici ed esperti, oltre a tutte le famiglie coinvolte nella vicenda. Intanto è in arrivo una circolare del Comune di Roma per asili nido e scuole materne con i consigli utili e le informazioni sulla tubercolosi, dopo l'allarme suscitato dal caso dell'infermiera del Gemelli risultata positiva alla Tbc. L'allarme dell'Oms L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato un piano in 53 Paesi europei per far fronte all'aumento dei casi di tubercolosi resistenti ai farmaci. La situazione è stata definita oggi dall'Oms "allarmante". In particolare i Paesi dell'Est europeo registrano un alto tasso di infezione da Tbc, un batterio che ancora oggi nel mondo uccide 1,7 milioni di persone l'anno. Nell'Europa occidentale Londra è la capitale con il maggior tasso di persone affette da tubercolosi. Ogni anno in Europa, secondo l'Oms, vengono registrati 81mila casi di tbc farmaco-resistenti, senza considerare che in molti paesi questi non vengono neppure diagnosticati. Il piano dell'Oms punta ad incrementare le diagnosi e l'accesso al trattamento, con l'obiettivo di salvare 120mila vite umane entro il 2015. La presidente della Regione Lazio "La Regione, attraverso l'unità di coordinamento, ha fatto tutto quello che i protocolli internazionali prevedevano. In questo momento quindi la parola spetta agli organismi giudiziari che stanno procedendo e al Policlinico Gemelli, che ha comunque mantenuto un'unità di controllo per i test". Con queste parole Renata Polverini ha risposto stamattina a chi le chiedeva se, alla luce della scoperta di ieri di una mamma risultata positiva al test della Tbc insieme al suo bambino, ci fosse da preoccuparsi. Il dolore del rettore "L'intera Università Cattolica del Sacro Cuore, che sin dall'inizio ha sinceramente e profondamente condiviso le ansie e ogni motivo di disagio delle famiglie dei neonati, intende ora manifestare la propria speciale vicinanza e i propri sentimenti di solidarietà a tutti i lavoratori del Policlinico A. Gemelli". Così il rettore Lorenzo Ornaghi scrive stamani in una lettera aperta affissa nella bacheca dell'ospedale romano e inviata anche per mail ai dipendenti della struttura. Ornaghi ricorda che nell'attesa degli esiti degli accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica di Roma per la chiarificazione dei fatti relativi all'infezione di Tbc nel reparto di Neonatologia "il Policlinico sta vivendo una delle fasi più gravi della sua storia". E aggiunge: "Certamente è la più dolorosa". Sospendere le nascite al Gemelli "Certamente, come ha affermato la presidente Polverini, sarà la magistratura a dover dare le risposte giuste su eventuali responsabilità di quanto sta accadendo al Policlinico Gemelli. Ma francamente mi chiedo se non sia opportuno che la regione attivi gli strumenti a sua disposizione per valutare l'idea di sospendere l'operatività del circuito nascite al Policlinico Gemelli, fino a che non si saranno chiarite le cause di quanto sta accadendo, dirottando le partorienti, almeno in attesa della fine dell'emergenza, in altre strutture del servizio sanitario nazionale». Questa è la proposta di Enzo Foschi, membro della commissione sanità e consigliere del Pd della regione Lazio.