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La scuola riapre tra le proteste

ptoteste per i tagli all'istruzione

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Suona la campanella oggi per quasi otto milioni di studenti italiani che faranno ritorno sui banchi di scuola per il primo giorno di un anno che si preannuncia ricco di polemiche e proteste. Già questa mattina, infatti, i ragazzi hanno manifestato davanti a un istituto romano contro i tagli all'istruzione varati dal governo, mentre altri cortei sono previsti davanti al ministero della Pubblica istruzione."Oggi armati di scontrini, calcolatrici, volantini e numeri giganti, al suono della prima campanella, abbiamo presentato il conto al governo e al ministro Gelmini, facendo vedere i danni che questo governo che non sa contare sta causando all'Italia che conta", hanno spiegato i manifestanti. A guidare la protesta è la Rete degli studenti che spiega: "Sono mesi che sentiamo parlare di bilanci, conti e manovre ma nessuno parla di investimenti sull'istruzione e sul nostro futuro. Ci siamo stufati di essere in balia di un governo che dà i numeri, che da un lato taglia 8 miliardi di euro alla scuola pubblica, mette in ginocchio gli enti locali eliminando ogni prospettiva di diritto allo studio, taglia insegnanti lasciandoci con classi pollaio e edifici fatiscenti, e dall'altro lato parla di rigore e merito, lasciando intatti i privilegi di chi evade e continua a lucrare a spese del nostro futuro". Le iniziative di oggi in tutte le città d'Italia, fanno sapere, "sono soltanto l'inizio di un lungo autunno di mobilitazione, siamo stanchi di stare alla finestra e di essere considerati l'ultima ruota del carro, vogliamo riprenderci questo Paese". E insistono: "Siamo stufi di sentirci ripetere da un ministro che non sa fare altro che approvare i tagli di Tremonti e nascondersi dietro iniziative populiste che difendiamo la scuola del passato, quando invece con le nostre idee per cambiare la scuola pubblica abbiamo riempito e continueremo a riempire intere piazze". Manifestazione nazionale fissata per il 7 ottobre gli studenti medi e universitari invaderanno le piazze più importanti di tutte le città d'Italia. "Con striscioni enormi faremo vedere la scuola e l'università che vogliamo, iniziando un lungo percorso di partecipazione che prenderà vita nei prossimi mesi nei luoghi della formazione con assemblee e iniziative". Il ministro dell'Istruzione Gelmini questa mattina negli studi di "Mattino 5" ha replicato alle polemiche sulle "classi-ghetto" della scuola elementare di via Paravia a Milano."Quello della classe milanese è un caso tutto politico - ha sottolineato laGelmini - la scuola italiana spende svariati milioni di euro per garantire l'integrazione, che credo sia proprio uno dei fiori all'occhiello del nostro sistema d'istruzione, grazie ai corsi d'italiano, e a una formazione ad hoc per i docenti". "Coloro che non parlano d'integrazione ma la praticano e che vivono situazioni concrete, da tempo sostengono che classi nelle quali ci siano solo o quasi studenti immigrati non realizzano le condizioni migliori per l'integrazione" ha continuato il ministro. Ecco perché la decisione di suddividere gli studenti immigrati in due classi distinte, anzichè lasciarne 16 su 18 in una, mentre nell'altra, gli studenti stranieri non raggiungevano nemmeno la soglia del 30% prevista per legge. Allora, conclude il ministro, "si è fatta una cosa di buon senso, senza discriminare nessuno e garantendo a tutti gli alunni la possibilità di frequentare la scuola primaria"

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