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Il signore oscuro del piacere: quei due non erano novellini

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Sapevanobene quello che facevano. Il loro è stato solo un errore, nato forse dalla voglia di spingersi un po' troppo in là». Così Stefano Laforgia, proprietario del sexyshop «Alcova», a due passi da piazza Navona, commenta quell'esperimento hard finito in tragedia, durante il quale venerdì notte è morta una ragazza di 23 anni. «Paola la conoscevo bene. Sono una delle prime persone che ha incontrato quando da Lecce è venuta a Roma. Ci siamo subito trovati: entrambi siamo nati in una realtà di provincia nella quale è impossibile manifestare le proprie fantasie», racconta. «Alcova», il negozio che Stefano ha aperto sei anni fa, è diventato il punto di riferimento di un mondo, quello del sadomaso, di cui ancora si sa troppo poco. Attorno ad esso, infatti, ruota un'intera comunità nella quale sono attive un centinaio di persone, che dà risposta a pulsioni prima sfogate solo su internet, e della quale facevano parte anche l'ingegnere e le due ragazze coinvolte nell'incidente dell'altra sera. Un gioco misterioso che è stato descritto con tanti nomi diversi. «Non era né bondage né shibari. Si trattava di "breath play", un'attività in cui è il rischio di essere soffocati per provare più piacere», spiega Laforgia, che a Roma è un guru del settore. Corde di juta resuscitate dalla tradizione dei samurai giapponesi sono tra gli oggetti più usati in queste attività. Pratiche che devono essere «consensuali e consapevoli», sottolinea. Laforgia ha da poco aperto la prima scuola di «bondage» della Capitale. Un modo per diffondere l'ennesima frontiera della trasgressione, cercando di limitarne i rischi. «Proprio durante la prima lezione, Soter Mulè e Paola erano venuti a salutarci portando una bottiglia per brindare all'inizio di questa nuova avvventura». Segno di un rapporto tra amici accomunati da una passione per la trasgressione. Appuntamenti due volte alla settimana in locali e privé della Capitale contribuiscono a rafforzare i legami tra persone che scoprono di non essere le sole ad avere certe fantasie. Un fenomeno che secondo Laforgia è tutt'altro che marginale: «Circa il 5-6% della popolazione italiana pratica abitualmente sadomaso».

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