Damiana Verucci La popolazione dei «fuori sede» ha già iniziato la ricerca di un posto letto a Roma.
Chesono la stragrande maggioranza. Il Sunia (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari) di Roma, stima che quei rapporti tra proprietari e affittuari che si concludono solo con una stretta di mano, siano almeno il 60%. «Ma è difficile essere troppo precisi – spiega Emiliano Guarnieri del Sunia Roma – perché stiamo parlando di sommerso. In realtà potrebbero essere molti di più». Un vero problema per chi sceglie la Capitale come meta dei suoi studi e si ritrova spesso a vivere dentro un appartamento senza conoscere (ed eventualmente far valere) i propri diritti. «Purtroppo è la categoria che si presta a questo genere di rapporti – continua Guarnieri – da una parte perché si sente costretta, visto che la stragrande maggioranza dei proprietari concede l'affitto solo se in nero, dall'altra perché non ha sufficiente informazione sulla materia e non conosce le leggi». Poi c'è il capitolo prezzi. Roma è la seconda città d'Italia, dopo Milano, dove i prezzi dei canoni per chi affitta agli studenti universitari sono più alti. Fino a diventare proibitivi per le zone vicine alle università centrali. Ad esempio a San Lorenzo o a Piazza Bologna per una stanza singola vengono chiesti mediamente 600 euro il più delle volte spese escluse; 450 euro se si tratta di un posto letto in una doppia. Nelle zone vicino le altre Università (Ostiense e Cinecittà) i prezzi scendono, seppur leggermente: 550 euro per una camera singola. Si risparmia solo se ci si sposta in aree periferiche: 300 euro per un posto letto e 450 una singola alla Prenestina, Centocelle e simili. Se poi almeno a questi prezzi corrispondessero sistemazioni decenti allora forse non si griderebbe allo scandalo. «Invece non è così – dice ancora Guarnieri – dal nostro osservatorio risulta che molte case affittate sono fatiscenti e spesso non corrispondenti a quanto descritto negli annunci pubblicitari». Basta farsi un giro nei forum dove gli studenti si scambiano impressioni sul tema per rendersene conto. La soluzione allora? «Il problema è che i controlli non sono sufficienti. Eppure sono fondamentali. È di esempio quello che è accaduto nel 2008 quando la Guardia di Finanza stanò migliaia di evasori nella Capitale. Il mese dopo questa operazione ci fu un picco di contratti registrati, ma poi è tornato rapidamente tutto come prima». E il sostegno degli enti pubblici? «Le residenze universitarie nel Lazio non sono sufficienti a rispondere, se non in minima parte, alla domanda – rispondono dal Sunia – strumenti come l'Agenzia regionale degli affitti sono importanti, ma non vengono pubblicizzati, quasi nessuno li conosce e così la loro azione è vanificata».