Positivo anche un bambino nato al Gemelli a dicembre
L'inizio dell'allarme tubercolosi al Policlinico Gemelli deve essere retrodatato. Almeno stando a quanto riferito dal Codacons, secondo cui ci sarebbe anche un bambino nato a dicembre 2010 tra quelli risultati positivi al micobatterio della Tbc. Sembra così allargarsi e aprirsi a nuovi scenari il caso dell'infermiera del reparto di Neonatologia del Gemelli malata di tubercolosi. Fino ad oggi il bilancio parla di una bambina malata (e dimessa martedì dal Bambino Gesù) e 122 bambini nati tra gennaio e luglio 2011 risultati positivi su 1.415 test effettuati. Ma, secondo le rivelazioni del presidente del Codacons Carlo Rienzi, il fenomeno potrebbe prendere tutta un'altra proporzione. «Ci sarebbe anche un bambino nato nel dicembre del 2010 tra quelli risultati positivi alla Tbc - dice Rienzi - La famiglia del bimbo ha provveduto privatamente a effettuare il test preoccupata per la situazione legata alla vicenda della Tbc al Gemelli. Nato a dicembre, infatti, il bimbo non rientrava nel periodo sottoposto ai controlli delle strutture incaricate». Il papà del bambino conferma tutto e precisa date e circostanze: «Mio figlio è nato l'8 dicembre 2010 al Gemelli. Ci siamo allertati anche se le verifiche partivano da gennaio. Ci siamo attivati in maniera autonoma sempre presso il Gemelli e giovedi scorso (1 settembre ndr) abbiamo fatto il test, pagando 70 euro. Lunedì ci hanno comunicato che il bimbo è risultato positivo». Ad oggi il Codacons ha intentato sette azioni giudiziarie a favore delle famiglie dei bambini coinvolte nel cas di Tbc al Gemelli, sul quale l'associazione dei consumatori è tornata a chiedere di fare chiarezza e piena luce. Si tratta di due class action, un'azione penale, tre amministrative e un'azione collettiva di risarcimento per le posizioni differenziate delle varie famiglie. Per quanto riguarda le due class action, una è per i bambini risultati positivi e una per quelli il cui test ha scongiurato il contagio. Le azioni amministrative, invece, consistono in due ricorsi al Tar e una diffida rivolta a tutte le Asl del Lazio. Un ricorso è contro la Regione Lazio per la dichiarazione di illegittimità della commissione di indagine sanitaria, già presentata. Un altro ricorso al Tar sempre contro la Regione per il risarcimento dei danni prodotti dalla Regione e dal Servizio sanitario a causa dei mancati o insufficienti controlli. La diffida, invece, è indirizzata a tutte le Asl laziali per conoscere se e quanti controlli periodici hanno effettuato negli ultimi due anni nei reparti. Dal fronte penale, invece, un genitore ha deciso di procedere presso la procura della Repubblica. È stato inoltre chiesto che la magistratura competente accerti quanti casi di Tbc si ebbero nel 2004/2005 in tutti i reparti del Gemelli in quanto «dalle informazioni ricevute sembrerebbe che il contagio dell'infermiera sia avvenuto a causa di un ammalato di Tbc del reparto dove la stessa svolgeva servizio e non, quindi, a causa del marito della donna». «Nel nostro ordinamento - spiega Rienzi - ci sono dei principi che dicono che c'è una responsabilità quasi oggettiva della struttura sanitaria in cui avviene una cosa del genere. Le cifre del risarcimento sono molto variabili ma possono arrivare anche a mezzo milione di euro, ci sono una serie di danni subiti oltre a quello biologico e quello più grave, se provato, è soprattutto il danno esistenziale, che è quello più forte. Bisogna valutare quanto questa situazione abbia rovinato la vita al bambino. Avere un bimbo con la Tbc è una tragedia, condiziona la formazione psicologica e psichica di un bimbo. Sono stato chiamato dai vertici del Gemelli per calendarizzare un incontro e valutare insieme il danno e pensare cosa fare assieme alle famiglie». Poi la stoccata ai magistrati: «A noi interessa poco capire chi ha sbagliato anche perché ci vorranno anni, perché il processo penale non ha ancora gli indagati. Questo ci preoccupa in quanto c'è un certo ritegno a mettere in chiaro le cose. La magistratura penale si dia una mossa. Stiamo assistendo al più grande caso di malasanità degli ultimi anni».