«Ora misure strutturali per affrontare la fase due»
Lasituazione al pronto soccorso pediatrico e nel reparto di Pediatria dell'ospedale San Camillo Forlanini sta pian piano tornando alla normalità. Dopo i test a 400 bambini (oltre 60 al giorno) andati avanti da agosto fino al 3 settembre, ora l'ospedale di circonvallazione Gianicolense - come gli altri quattro coinvolti nel'Unità di coordinamento per l'emergenza tubercolosi - si appresta ad affrontare la fase due. Ora servono interventi mirati e strutturali. Ne è convinto il segretario provinciale della Uil Fpl Paolo Diminici che plaude al lavoro svolto dagli operatori sanitari dell'ospedale: «In una situazione di estrema eccezionalità - dice Dominici - il personale sanitario non medico del reparto di Pediatria e del pronto soccorso pediatrico del San Camillo Forlanini si è messo a disposizione della collettività e dell'azienda ospedaliera in modo assolutamente responsabile e spontaneo, affrontando raddoppio di turni, situazioni approssimative perché non preventivate e dovute all'emergenza per cercare di porre rimedio a questa situazione». A ridosso di Ferragosto, nonostante le ferie, il personale ha accettato senza fiatare ogni sacrificio per assistere neonati e genitori. Ora però, secondo la Ui Fpl, serve un deciso passo in avanti da parte dela direzione del San Camillo Forlanini: «Per quello che mi riguarda esalto l'alto senso di responsabilità e di professionalità di tutto il personale coinvolto che in modo assolutamente efficace ha portato a termine questa prima fase. Ora inizia però una seconda fase: come segretario provinciale della Uil Fpl chiedo alla direzione generale un tavolo affinché possa essere innanzitutto pianificata l'organizzazione del lavoro da fare adesso e, proprio perché trascorsa la fase eccezionale e d'emergenza dell'allarme tubercolosi, chiedo che vengano contrattate risorse aggiuntive a favore di tutto il personale che ha gestito l'emergenza e che dovrà in futuro gestire la fase avvenire. I lavoratori, nonostante gli organici carenti hanno del resto dimostrato di non aver perso la propria vocazione all'assistenza del prossimo e del malato, soprattutto se, come in questo caso, si tratta di neonati». D.D.M.