«Mi spezza il cuore dare l'antibotico a mio figlio»

Aparlare è la mamma di uno dei neonati che sta facendo la profilassi perché venuto a contatto con il bacillo della tbc al Policlinico Gemelli. «Ho partorito il 26 giugno scorso - racconta - e il mio piccolo è nato sano. Verso il 20 agosto, da un giornale, ho appreso dell'infermiera con la tbc. Ho immediatamente contattato i numeri di telefono messi a disposizione dalla Regione. Mi hanno risposto che i controlli a mio figlio li avrei potuti fare anche a settembre, tanto che siamo partiti per le ferie. Poi i primi casi, e la paura. Ho richiamato e ho preso un appuntamento per il 27 agosto. Il responso è stato terribile, per una madre. Mio figlio era venuto a contatto col bacillo. Il 30 gli è stata fatta una radiografia al torace e un test, per fortuna i risultati sono stati negativi. Il piccolo cioè non è malato, ma essendo venuto a contatto con la malattia dovrà fare una profilassi per sei mesi». Ogni giorno la siringa con lo sciroppo: «È una cosa che mi spezza il cuore, soprattutto perché so che quella medicina può provocare alterazioni al fegato di un neonato così piccolo». La mamma si augura che «i media tengano alta l'attenzione su questa storia e che i responsabili paghino per ciò che è successo. Deve essere fatta giustizia». «Il contagio di tbc ha fino ad oggi coinvolto 122 bambini nati all'ospedale Gemelli e di conseguenza la procura ha richiesto nuovi sopralluoghi. I carabinieri del Nas estenderanno nei prossimi giorni controlli e verifiche anche in altri reparti del nosocomio. Intanto, Codici ha depositato una istanza di accesso agli atti e sta raccogliendo le segnalazioni delle famiglie dei bambini coinvolti», spiega Codici. «Come è noto - commenta il Segretario Nazionale del Codici, Ivano Giacomelli - un terzo delle infezioni ospedaliere è prevenibile adottando le indicazioni previste nelle circolari ministeriali che già dal 1985 raccomandano l'istituzione di programmi regionali di accertamento e l'avvio in ciascun presidio ospedaliero di un programma di controllo delle infezioni ospedaliere. Lo stesso Piano Sanitario Nazionale del 1998-2000 - spiegano dall'associazione - ha incluso la prevenzione delle infezioni ospedaliere tra gli obiettivi prioritari di salute, indicando l'esistenza di un programma di controllo (basato sul Comitato, la disponibilità di personale addestrato e di protocolli e procedure scritte) quale criterio per l'accreditamento delle strutture; tale obiettivo è stato ripreso dal PSN 2002-2004». E ancora: «Inoltre - continua Ivano Giacomelli - tutte le strutture sanitarie devono prevedere programmi di sorveglianza che riguardano anche i soggetti vaccinati».