Alemanno e Polverini tra le forbici e il martello
Ci hanno messo la faccia. Con coraggio. Non sono scesi ieri in piazza ma il loro dissenso forte e chiaro lo hanno espresso istituzionalmente l'altroieri. Il sindaco Alemanno e la presidente della Regione, Renata Polverini pur consapevoli del loro peso all'interno del Pdl e della maggioranza di centro destra si sono schierati contro la manovra proposta dal governo, senza se e senza ma. A spezzare tuttavia ogni speranza (pure coltivata da Alemanno che puntava sul dialogo in Parlamento per modificare sostanzialmente la manovra) la fiducia posta dall'esecutivo. Niente più emendamenti. Il provvedimento viene «congelato» e votare contro significherebbe far cadere il governo. Tagli ingenti agli enti locali dunque. Una mossa che sul territorio proprio Alemanno e Polverini hanno iniziato a pagare già a poche ore dall'annuncio della decisione del Consiglio dei Ministri di apporre la fiducia. Non solo il segretario della Cgil di Roma e Lazio che provoca i due esponenti del Pdl fino a chiedere un «atto di coerenza» e rimettere le deleghe, ma anche il vice segretario nazionale dell'Udc, Mario Tassone punta l'indice (non a caso) sul sindaco capitolino e sulla presidente della Regione. «Oggi la drammatica situazione economico-finanziaria del Paese è sotto gli occhi di tutti e non solo le altre opposizioni, ma anche autorevoli esponenti di maggioranza come Alemanno e Polverini si rendono conto che il federalismo fiscale con questa manovra può dirsi morto e sepolto - dice Tassone - resta da capire se assumeranno iniziative conseguenti o se rimarranno sul piano delle dichiarazioni». Politicamente il momento è più che delicato. Le opposizioni spingono per spaccare la maggioranza, strumentalizzando il dissenso di autorevoli esponenti del centrodestra, un dissenso tuttavia prima amministrativo e poi politico. Internamente non va meglio: i «berluscones» non hanno affatto gradito l'alzata di testa degli amministratori locali. Il pericolo che sulla graticola, alla fine, ci restino proprio Alemanno e Polverini non è aleatorio. Non a caso nessuno dei due ha commentato la decisione dell'esecutivo. Resta tuttavia la nota congiunta della conferenza delle Regioni, l'Anci e l'Unione delle province che ha tenuto a ribadire come «la manvora mette a rischio servizi essenziali per i cittadini, come il trasporto pubblico locale, le politiche sociali e di sviluppo dei territori» e sottolineando in particolare la «sproporzione dei tagli della manovra rispetto al minor contributo dello stato centrale. Pertanto - continua la nota - si ribadisce l'appello bipartisan al governo e ai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione per lo stralcio delle norme che non hanno immediato impatto finanziario». Ma questa è già un'altra storia. Ora si pensa al terriorio. Tanto che il senatore Andrea Augello, vicino tanto ad Alemanno quanto alla Polverini, ha proposto (sempre ieri) l'istituzione dell'election day per la scelta del candidato premier. Persa la battaglia sui tagli si pensa ora alla guerra dei voti.