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Parte il restauro: due perni per salvare i draghetti alati

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All'esteronon si scherza. In Francia, ad esempio «la distruzione, degradazione o deterioramente è punito con sette anni di detenzione e centomila euro di ammenda», recita il codice penale transalpino. In Italia si rischia fino a tre anni di reclusione. È per questo motivo che il ministro Galan subito dopo l'atto vandalico alla fontana del Moro in piazza Navona aveva annunciato pene più severe che sarebbero state esaminate in consiglio dei Ministri. Anche il Campidoglio ha deciso di fare la sua parte. «Ho già pensato ad una riunione ad hoc della commissione Sicurezza - annuncia il presidente Fabrizio Santori - per dare il nostro contributo e proposte concrete al ministro Galan. È necessario fare in modo che chi danneggia i monumenti, una volta accertate le responsabilità, sia condannato a pene severe, così come avviene per esempio in altri Paesi europei. Oltre alla Francia che prevede sette anni di reclusione ci sono Stati come la Svizzera che prevedono pene severe. È impensabile che la normativa italiana, con un patrimonio monumentale unico al mondo, non sia all'avanguardia». L'ipotesi è quella di inserire nel codice penale italiano una aggravante per chi compie atti di vandalismo e danneggia opere artistiche e dall'alto valore storico-culturale. «Statistiche alla mano - aggiunge Santori - quasi sempre coloro che compiono questi gesti folli hanno disagi psichici o sono sotto l'effetto dell'alcool e della droga: agiscono dunque all'improvviso rimanendo impermeabili alle campagne di educazione e di sensibilizzazione sul valore del patrimonio artistico. È tempo quindi di affrontare il problema, confrontandosi anche con le normative internazionali, per mettere a punto nuovi strumenti legislativi nella lotta contro il vandalismo».

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