Belviso: il vandalo ha scelto il ricovero sanitario
"L'uomo che si è macchiato dell'atto vandalico, deturpando la fontana del Moro di piazza Navona, ha scelto volontariamente il ricovero sanitario presso una struttura ospedaliera della Capitale per sottoporsi alle necessarie cure del caso. Tale scelta è avvenuta dopo un primo colloquio, che si è tenuto oggi all'interno del comando dei Carabinieri, tra un medico psichiatra della Asl territoriale di competenza e l'uomo stesso". Lo riferisce in una nota il vice sindaco di Roma Capitale, Sveva Belviso. "Purtroppo - continua Belviso - sono molte le persone che vivono in strada con compromissioni psichiatriche di vario genere, per cui è difficile comprendere se questi disagi dipendano dalla loro condizione di vita oppure se siano degenerazioni pregresse del tessuto cognitivo. Attualmente per tutte quelle persone affette da disturbi psichiatrici, che decidano volontariamente o involontariamente di accedere alle cure mediche, è previsto un trattamento sanitario di alcuni giorni. Questo significa che al termine del periodo obbligatorio di cura farmacologica, la persona che necessita di tali trattamenti viene dimessa dalle azienda ospedaliera, interrompendo di fatto gli effetti curativi per la stabilizzazione psicologica e per la cura dei livelli umorali che inevitabilmente fanno riaffiorare le patologie pregresse, con esiti devastanti". "Per questo motivo - prosegue Belviso - ripresenteremo con la massima urgenza al ministro del Welfare Maurizio Sacconi e dell'Interno Roberto Maroni, per quanto di loro competenza, un provvedimento che preveda la realizzazione di strutture dedicate all'accoglienza e alla cura dei soggetti che soffrono di patologie psichiatriche degenerative. Tali patologie - conclude Belviso - portano a vivere ai margine della società e in stato di totale abbandono, creando fenomeni di degrado sociale diffuso, che come in questo caso possono degenerare. A tal proposito sarebbe auspicabile, al termine del trattamento sanitario ospedaliero, continuare il trattamento farmacologico e creare attorno al soggetto una rete di sostegno in grado di promuovere un reinserimento graduale nella società".