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I sindaci dei piccoli Comuni di nuovo in rivolta

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«Messocosì non è uno stralcio, ma solo uno straccio di riforma», dice il sindaco di Pisoniano Enzo Aureli che, la settimana scorsa, era sceso in piazza assieme agli altri colleghi per chiedere il ritiro dell'articolo 16 del decreto finanziario sugli accorpamenti dei Comuni sotto i mille abitanti. Dopo la protesta, che il 26 agosto aveva portato centinaia di cittadini scesi dai monti dell'hinterland a Montecitorio, lunedì era stato annunciato un parziale stralcio della riforma alla fine del vertice di maggioranza ad Arcore. E, in attesa del nuovo emendamento, i 22 sindaci erano andati più rassenerati nel «tavolo della speranza» convocato in Prefettura giovedì scorso dopo la minacciata restituzione delle fasce tricolori e delle chiavi dei municipi, poi rientrata. «Ma a questo punto continueremo la protesta - preannuncia il sindaco di Canterano, Pierluca Dionisi - ci riuniremo subito come coordinamento dei 22 Comuni per rigettare in toto la proposta di questo emendamento, che è quasi peggiore dell'articolo 16. Perché fa rientrare in modo surrettizio l'accorpamento dei Comuni, lasciando i sindaci senza le loro rispettive amministrazioni». Nel testo dell'emendamento, redatto dal senatore del Pdl Antonio Azzollini, viene indicato un «Consiglio comunale composto, oltre che dal sindaco, da 6 consiglieri». Così i municipi con meno di mille abitanti, spiega l'Anci (che ha definito «disastrosa» la proposta), «a fronte della scomparsa della giunta, avranno l'obbligo di costituirsi in Unioni di Comuni per gestire in forma associata tutte le funzioni amministrative e i servizi pubblici. Ogni Unione dovrà raggiungere la soglia di 5 mila abitanti (3 mila per le comunità montane), sebbene la Regione competente potrà modificare questa soglia entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto». Un provvedimento che i sindaci sperano ora «venga ritirato perché renderebbe tutto più complicato - commenta Aureli - Noi già fatichiamo a riunire la giunta qui a Pisoniano, tra impegni di lavoro e andirivieni da pendolari, figurarsi un'amministrazione unica di 7 centri come la nostra attuale Unione dei Comuni della Valle del Giovenzano». Sono 4 le Unioni già costituite da anni nella provincia romana: c'è quella dei Monti Prenestini, con 1459 anime ripartite fra 3 borghi, la Valle Ustica (5910 in 4 municipi), i 5782 residenti del MedAniene (7 Comuni) e i 4612 del Giovenzano. «Tutti i servizi che si potevano accorpare li abbiamo già associati, con i segretari comunali e i funzionari in convenzione - spiega Aureli - ma con la polizia municipale non ha funzionato: avevamo 7 vigili che dovevano coprire un territorio vasto, assicurando non più di 20 minuti ogni Comune». Un'amministrazione che, secondo l'emendamento Azzollini, dovrebbe essere formata dal sindaco e due consiglieri (di cui uno di minoranza) per ogni Comune. Una giunta che, almeno per ora, ricongiunge più che altro le proteste.

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