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Cinque ostacoli sulla corsa olimpica

Presentazione della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020

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Da oggi si comincia a fare sul serio. La candidatura olimpica di Roma per ospitare i Giochi 2020 entra nel vivo. Ieri a mezzanotte è infatti scaduto il termine per presentare ufficialmente la candidatura al Comitato olimpico internazionale. Il Cio renderà note oggi le città che sfideranno la Capitale. I giochi sono praticamente fatti. Oltre a Roma erano candidate da tempo Tokyo (Giappone), Madrid (Spagna), Istanbul (Turchia). Il 26 agosto si è aggiunta Doha (Qatar) e l'altro ieri in extremis Baku (Azerbaijan). Tolta sicuramente Baku, le altre candidature vanno rispettate ma non temute. Per tanti motivi. Vanno rispettate perché alcune di esse sono reduci da precedenti esperienze sfortunate (Tokyo e Madrid su tutte, sconfitte da Rio de Janeiro nella corsa all'edizione 2016) e questo le rende più avanti di noi per quanto riguarda il dossier. Ma questo potrebbe essere un limite solo in via teorica: Roma infatti un dossier lo ha già, è quello preparato per sconfiggere la concorrenza interna di Venezia. Inoltre, come ricorda spesso il presidente del Comitato promotore Mario Pescante, il 70% degli impianti è già esistente e su tutto quanto c'è ancora da fare (infrastrutture, parco fluviale, villaggio olimpico) l'attuale dossier - che verrà comunque aggiornato e migliorato - dà già ampie garanzie. Ciò posto, sono tanti i motivi per cui Roma viene considarata dai bookmakers internazionali favorita. Per prima cosa, la Capitale è stata la prima città a manifestare la propria intenzione a candidarsi e lo ha fatto con entusiasmo, senza mai tentennare. Un fattore importante, anche in considerazione del fatto che Stati Uniti d'America e Sudafrica si sono tirati fuori sia per motivi economici sia perché consapevoli di avere ben poche chance. «Riportare in Italia i Giochi Olimpici e Paralimpici, a distanza di 60 anni da Roma 1960, sarà un percorso duro e suggestivo. La Capitale è stata la prima a manifestare la volontà di ospitare l'edizione del 2020 e vuole vincere questa sfida perché ha i mezzi e le capacità per riuscirci - conferma il sindaco Gianni Alemanno - La nostra candidatura coniugherà la tradizione unica e millenaria dell'Urbe alla sua capacità di guardare al futuro e vedrà unite tutte le forze istituzionali, politiche, sociali e produttive della nostra Nazione». In effetti, Tokyo ha deciso di candidarsi dopo aver a lungo titubato a causa del terremoto-tsunami dell'11 marzo scorso che ha messo in ginocchio il Sol Levante. La prospettiva d'una ricostruzione potrebbe nn essere un vantaggio: i tentennamenti di Formula Uno e MotoGp a correre in Giappone ne sono un esempio. Anche Madrid sembra indietro: la crisi economica che ha travolto la Spagna sembra privare di adeguate garanzie finanziarie la candidatura madrilena. Resta in gioco Istanbul, candidatura di frontiera a metà tra l'Asia e l'Europa di un Paese emergente. Elementi che potrebbero sedurre il Cio. Ma nel 2020 i Giochi mancheranno dall'Europa da ben otto anni. L'ultima edizione nel nostro continente sarà quella di Londra 2012. Nel 2014 i Giochi invernali andranno a Sochi, Russia, altro Paese di frontiera; nel 2016 poi le Olimpiadi estive si terranno a Rio de Janeiro (Brasile) e i Giochi invernali del 2018 in Sud corea. La geopolitica recente del cio prevede l'alternanza dei continenti e in questo caso Tokyo, nostra avversaria più temibile sarebbe tagliata fuori. Non resta che incrociare le dita fino al 7 settembre 2013 quando a Buenos Aires il Cio sceglierà il dossier migliore. E sulle capacità del nostro sistema Paese di prepararne uno all'altezza non ci sono dubbi.

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