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Il Codacons: il marito lavora a Villa Speranza

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Policlinico Gemelli

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Nell'ultimo giorno di test sui bambini a rischio tubercolosi succede di tutto. All'origine del caos c'è il Codacons. Lunedì scorso l'associazione ha dato il via alla sua campagna mediatica contro la Regione e il Policlinico Gemelli, dove lavorava l'infermiera malata di tbc. E in tre giorni ha «urlato» tre notizie che avrebbero, stavolta sì, potuto far scatenare la vera psicosi di massa. È lunedì, prima notizia: il marito dell'infermiera malata è stato anch'egli malato di tubercolosi nel 2004. Martedì, seconda notizia: il marito è un'infermiere di professione. Ieri, la terza notizia: il marito lavora a Villa Speranza. L'associazione scrive nel suo comunicato: «Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Codacons, il marito dell'infermiera avrebbe lavorato come operatore socio-sanitario presso Villa Speranza, struttura connessa al Policlinico Gemelli e dedicata alla cura dei malati oncologici». È un'indiscrezione, come scrive lo stesso Codacons. Un'informazione, quindi, non verificata. Lo abbiamo, invece, fatto noi recandoci proprio a Villa Speranza. Nella struttura in via di Villa Maggiorani nessuno conferma: "A noi non risulta che questo signore abbia mai lavorato qui", spiegano dall'ufficio amministrativo. Ma intanto il Codacons ha esteso a macchia d'olio l'incubo. Tra le corsie dell'Hospice dell'Università Cattolica del Sacro Cuore le preoccupazioni serpeggiano. Del caso parlano i parenti dei pazienti, ora in allerta; gli inservienti, perplessi; e i dipendenti storici, certi che si tratti di un errore. Il banco dell'accettazione è coperto di quotidiani. Vicino al computer, la nota con cui il Codacons punta i riflettori sulla struttura. Nei reparti non si parla d'altro. "Qui è ricoverato mio padre dice il signor Giorgio all'uscita dalla clinica e abbiamo saputo del caso di tubercolosi, ma il personale ci ha rassicurati, dicono che non c'è nulla da temere perché sono solo voci". Fanno, infatti, quadrato attorno alla clinica i sanitari: «Io lavoro qui da un anno e quell'uomo non è uno del nostro team - azzarda un dipendente che non si sbottona sul nome - non conosco nessuno che si chiami così. Tutto quello che so l'ho letto dai giornali». Più «preparato» il ragazzo all'accettazione, che dal primo pomeriggio di ieri cerca di contenere l'assedio dei giornalisti: "In 8 anni di servizio - smonta ogni insinuazione - non ho mai avuto a che fare con questa persona, e dire che io li conosco tutti: da qui devono passare per uscire ed entrare. Non so cosa dirà la direzione sanitaria, ma io credo che si tratti di un grosso errore". A ulteriore conferma che il marito dell'infermiera malata di tbc non ha mai lavorato da queste parte, resta valida la comunicazione di martedì del Gemelli: «Il familiare non ha mai avuto un rapporto di lavoro né con lo stesso Policlinico, né con altre strutture a esso collegate».

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