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Dodo e il giallo dei pantaloni strappati

Rilievi dei carabinieri sul luogo del dilitto di Morena, davanti alla pizzeria Jolly

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Roberta Maresci Un paio di pantaloni strappati, cambiati dopo una consegna. È l'ultimo tassello che si aggiunge alle indagini sull'omicidio di Edoardo Sforna, il 18enne ucciso martedì scorso a Morena. «Alcuni giorni precedenti la tragedia, Dodo è andato a casa, si è cambiato ed è tornato in pizzeria, sereno». È quanto ricorda Magdy Younes Mahmoud, gestore del locale dove la vittima faceva consegne a domicilio: «L'ho visto tornare con questi pantaloni strappati, ma mi era sembrato sereno». Lo riferisce parlando per bocca del suo avvocato Raffaele Borrelli: «Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati sono tornati in via Frascineto, per riaprire il locale e prelevare un brogliaccio dove si teneva nota degli ordini – racconta Borrelli – Il mio assistito non sa quanto possa essere utile nelle indagini, ma l'ha voluto dire per non tralasciare nulla». E se un nuovo elemento si affaccia, un altro viene smentito. «Non ho visto arrivare i killer e aprire il fuoco contro Edoardo che, colpito al petto, prima è entrato nel bar e poi, uscendo dal retro, è venuto da me dicendomi: Magdy, mi hanno sparato, chiama mia madre. Mi sento male. Credevo fosse uno scherzo - ha raccontato il datore di lavoro della vittima - stavo fuori, vedevo la tv. Avevo sentito dei rumori, credevo fossero fuochi d'artificio. Poi Edoardo si è sollevato la maglia e mi ha indicato un graffio. Si è seduto. Gli ho tenuto la mano fino a quando è arrivata l'ambulanza. Durante l'agonia il giovane non ha parlato». È quanto l'uomo racconta da quando è avvenuta la tragedia. Intanto ieri Magdy, musulmano, ha abbracciato le nostre usanze, partecipando per la prima volta a un rito cattolico, funebre, in segno di rispetto per Dodo. Tra applausi, sirene delle ambulanze, picchetto d'onore della Croce Rossa Italiana, fiori ma anche donazioni e un volo di palloncini, impossibile contare quanti hanno salutato la salma di Edoardo. Tifoso giallorosso, volontario e assistente bagnante a Ciampino. «Perché chi vive nel cuore di chi rimane, non muore mai» ha detto al microfono uno dei suoi amici, dopo l'omelia del parroco Josè Manuel Ballesteros. «Vittima di una violenza incomprensibile», dice il prete. «È in pace», ha sussurrato papà Antonio. «Ho solo bei ricordi», dice mamma Marina Fioravanti. Sono straziati dal dolore, eppure hanno avuto una parola e un bacio per chiunque, prima di partire per il cimitero di Colli di Barete (L'Aquila), paese di origine della mamma di Edoardo, dove il corpo è stata tumulato. «Aspettami, tanto ti raggiungo», ha gridato una ragazza salutando la bara.

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