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Valeria Costantini Alle 12.30, dopo ore di attesa, la pazienza dei passeggeri si esaurisce e si scatena la rivolta.

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Conil rischio concreto di venire ferito. È solo una delle scene di ordinario caos scatenatesi ieri mattina dopo il black out che intorno alle nove ha sconvolto i terminal del Leonardo da Vinci. Tutta colpa di una cabina elettrica a Torrimpietra che serve anche l'aeroporto e che è andata improvvisamente in tilt. Provocando pesanti disagi. Scale mobili bloccate, ascensori a singhiozzo, schermi impazziti e, soprattutto, il Bhs, il Baggage handling system, fermo per quasi tre ore. Agli operai di Fiumicino non è rimasto altro che tornare all'età della pietra. Valigie raccolte a mano, annunci urlati per dichiarare il volo di relativa appartenenza e distribuzione dei bagagli, con annesso esaurimento nervoso per operatori aeroportuali e viaggiatori. «Sono due ore e mezzo che aspetto di prendere il bagaglio e ho appena fatto dieci ore di aereo - grida Francesco, giovane turista romano proveniente dal Sud America - I nastri non funzionavano e nessuno ci dava informazioni, poi ci hanno detto di aspettare, hanno chiamato ogni singolo volo a voce. Intanto gli aerei e i bagagli si accumulavano». C'è stato anche chi, come il signor Claudio di Napoli, che con il treno in partenza da Termini, ha dovuto beccarsi anche la fila agli sportelli per la denuncia di smarrimento bagagli. Come non è mancato chi, a un certo punto, si è infilato fin dentro i nastri per riprendersi la valigia: ci sono voluti dieci minuti prima che un finanziere intervenisse per bloccare i «rivoltosi» ed evitare così che gli incauti passeggeri potessero rimanere incastrati nei meccanismi del Bhs. Montagne di valigie sono rimaste incustodite a lungo a bordo dei nastri, in barba alla sicurezza. Solo intorno all'una i nastri hanno ricominciato a funzionare.

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