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«Era un bravo ragazzo Non riusciamo a capire»

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RobertaMaresci «Magdy mi hanno sparato, chiama mia madre. Mi sento male». Sono le ultime parole di Edoardo Sforna, il diciottenne incensurato ucciso martedì in un agguato in via Frascineto, a Morena. Non il Bronx, ma un quartiere del decimo municipio dove Dodo, come lo chiamavano gli amici, si era diplomato due anni fa all'Istituto Tecnico Commerciale Lucio Lombardo Radice. Figlio unico, tifoso della Roma, fan di South Park, ascoltava 99 Posse e i Rummer&Grapes. Sognava, eccome se sognava: Belen Rodriguez, ma era fidanzato da poco con Elisa Maura, figlia di un poliziotto, che ieri notte lo aspettava per mangiare insieme i cornetti caldi. Neopatentato, Edoardo voleva comprarsi l'auto tutta per sé, visto che per ora prendeva quella di mamma Marina. Così arrotondava le giornate. Bagnino d'estate nella piscina comunale di Ciampino, da un mese aveva sostituito l'amico Roberto nel bar-pizzeria Jolly gestito da un egiziano: faceva consegne a domicilio, due volte la settimana, dalle 20 alle 21,30. Martedì aveva finito il turno. Stava prendendo un poco di fresco sul ballatoio del locale. Era seduto. Davanti uno dei due ingressi del locale, al primo piano del Centro Commerciale Campo Romano. «Qui dopo le 18 è tutto chiuso, tranne il supermercato e l'albergo», ha raccontato un'impiegata. «Ero lì per prendere delle birre, mia moglie attendeva in auto, quando mi è passato accanto uno col casco in testa – ha raccontato il testimone – Poco dopo ho sentito almeno tre colpi di pistola, poi quello è sceso dalle scale e l'ho visto. Mi è passato davanti, ci siamo guardati e senza dire niente, con la pistola in mano, ha aggiunto un altro che lo aspettava su uno scooterone. L'altro aveva pure lui il casco e due grandi occhi azzurri. Avrà avuto al massimo 25 anni». Amedeo, fratello del gestore, conferma. Intanto Magdy Younes Mahmoud è incredulo: «Mi chiamava. Credevo fosse uno scherzo. Stavamo vedendo la tv. Poi si è sollevato la maglia e mi ha indicato un graffio. Si è seduto. All'inizio non sembrava così grave. Gli tenevo la mano. Una testimone gli ha fatto la respirazione bocca a bocca. I soccorsi sono arrivati dopo 40 minuti: troppo tardi». Ma l'Ares 118 in una nota precisa: «Dalla chiamata del richiedente all'arrivo in ospedale del paziente sono trascorsi 20 minuti». Intanto chi ha conosciuto Edoardo Sforna piange e lo ricorda come il classico «bravo ragazzo». Discreto, educato, amicone. Ucciso per la droga? «Penso di no», dice l'amico Luigi. Per un regolamento di conti? «Macchè: aiutava i senzatetto, aveva prestato soccorso ai terremotati dell'Aquila, faceva il volontario della Croce Rossa», ricorda la sua istruttrice di nuoto. E il coro è unanime. Perché su Sforna non c'è macchia, nessuna ombra. Lo dice la zia. Lo dicono gli abitanti del quartiere, muti con gli estranei. «Era un ragazzo di compagnia, capace di regalare sorrisi a chiunque e sempre», dice Giuseppe Fiordelisi, vice ispettore del gruppo giovani Ciampino Cri. Incredulo, come gli altri novanta ragazzi con cui Edoardo collaborava.

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