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Il rischio contagio si potrebbe concentrare sui nati nel mese di luglio al Policlinico Gemelli

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Èquesta l'ultima ipotesi sul caso dell'infermiera del reparto di Neonatologia, che ha scoperto di avere la tubercolosi dopo esser stata a contatto con 1271 bimbi venuti alla luce tra marzo e luglio. I medici della struttura, guidati da un'unità di coordinamento diretta da Regione e Asl RmE, stanno richiamando per i test anti-tbc tutti i piccoli che possono esser stati a contatto con la donna di 38 anni in cura allo Spallanzani. Per ora sono dieci (più uno dubbio nato al Gemelli e ricoverato per tbc dal 15 luglio al Bambino Gesù) i risultati positivi ai test. Solo ieri sono stati riscontrati otto casi, che si aggiungono ai due registrati lunedì scorso (questi sono stati ricontrollati dai medici, stanno bene e hanno iniziato le cure). Dei dieci bimbi positivi ben otto sono nati a luglio (gli altri sono di marzo). Un segnale, secondo gli addetti ai lavori. «Immaginiamo che sia questo il meso più complesso», ha detto Renata Polverini. Da giovedì scorso, infatti, giorno di inizio delle analisi sui piccoli a rischio, sono stati visitati più di 110 neonati. Di questi si hanno circa 80 risultati. Una quarantina sono dei nati a luglio. Otto su 40, dunque, sono positivi ai test. Ciò non vuol dire che tutti e 169 i bambini avranno contratto il bacillo, naturalmente. Ma per loro il pericolo è più alto. Come è certo che non è possibile fare previsioni su quanti risulteranno positivi ai test: «Il campione è troppo ridotto», ha spiegato il direttore dell'unità pediatrica del Bambino Gesù, Alberto Villani. Intanto da ieri sono aumentati i neonati visitati al Gemelli e, in supporto, dagli ospedali San Camillo e Bambino Gesù. Ciò perché bisognerà controllare tutti i 1271 casi entro il 31 agosto (mentre entro venerdì saranno contattate tutte le famiglie). Sono 150 test al giorno. I risultati arrivano in 48 ore e, in caso di esito positivo, i genitori vengono immediatamente contattati. Le famiglie, che saranno chiamate per un appuntamento, possono aver anticipatamente informazioni al telefono (i numeri sono nell'«info» a destra). Considerando, però, che alcuni genitori possono essere in vacanza e ignari dell'accaduto, l'Asl RmE manderà comunque a tutti una lettera a casa per spiegare cosa è successo e cosa bisogna fare. E l'infermiera malata? È ancora ricoverata allo Spallanzani. Sta bene, la tosse è passata anche se è ancora contagiosa. Ma moralmente è distrutta. Chi è stato con lei in queste ore racconta di averla vista demoralizzata, legge e rilegge i giornali, si sente responsabile di tutto ed è preoccupata per i bambini. «Dal punto di vista psicologico - spiega il direttore sanitario dello Spallanzani, Lindo Zarelli - non sta bene, perché si sente come una monatta che gira per Roma a contagiare i bambini. Ma non ha idea di come ha contratto la malattia. È una donna che ha semre lavorato, in un anno ha fatto solo cinque giorni di malattia. Prima che le diagnosticassero la tbc stava bene. Aveva fatto un'assenza per un po' di tosse, ma nulla che potesse far pensare a un fatto del genere».

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