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Federica Ionta Prendere un taxi all'aeroporto di Fiumicino: dopo il disagio, la beffa.

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Neiperiodi di grande affollamento, come l'estate, al nervosismo per l'attesa si aggiunge quello per la presa in giro. Non è raro, infatti, imbattersi in alcuni autisti che, aggirando tassametro, tariffario e approfittando della carenza di controlli fissano in modo autonomo il prezzo di una corsa. È una sera qualsiasi di metà agosto. Nello scalo romano, il principale d'Italia per i voli internazionali e intercontinentali nonché primo biglietto da visita per chi arriva nella Capitale, la fila per prendere un'auto bianca è lunga e confusa. Romani al rientro dalle vacanze e tanti turisti da tutto il mondo aspettano al lato della corsia per i taxi, che però è vuota. Ogni tanto qualche autista, non è chiaro se autorizzato o improvvisato, si avvicina alle persone in fila e prova a vendere un servizio alternativo. «Se troviamo qualcun altro - ci dice un uomo sulla quarantina - facciamo un gruppetto e vi porto a Roma per quaranta euro a testa». In mezz'ora passano forse tre o quattro taxi. La coda è più lunga del marciapiede, fino alle porte scorrevoli di accesso al Terminal. Poi il taxi arriva, e con lui la brutta sorpresa. L'auto bianca sembra regolare, con tanto di licenza esposta sul portabagagli e l'adesivo di Roma Capitale. Ma una volta messo in moto, quando già siamo sulla Roma-Fiumicino, l'autista ci rivela: «Il tassametro non funziona. Facciamo quaranta euro». Un'affermazione a cui è difficile ribattere. Al nostro tassista, che guida con la cintura di sicurezza legata dietro al sedile, non interessa il tariffario regolare né che la nostra destinazione non sia all'interno delle mura Aureliane, per cui è previsto il prezzo forfait di quaranta euro. «Sono meno di venti chilometri, fino a un quartiere del quadrante sud-ovest di Roma - gli diciamo - Di solito paghiamo trenta euro». «Meno di quaranta non esiste, non mi conviene», ride lui, mentre affonda sul pedale dell'acceleratore superando i limiti di velocità. «Se non vi sta bene - chiosa - mi fermo e vi lascio qui con tutte le valigie». La minaccia, purtroppo, funziona. Una volta a destinazione gli diamo i quaranta euro e lo lasciamo allontanare con la sua auto, il suo tassametro «rotto» e la sua licenza di tassista della Capitale. Un numero, affisso sul portabagagli, che ci ricorda come prendere un taxi a Roma sia difficile e costoso. Al contrario di ciò che avviene nelle altre città d'Europa e del mondo, dove per una corsa in taxi, che costa in genere una manciata di euro, basta alzare la mano.

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