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Confini a prova di tagli per tre piccoli Comuni

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Sono tre. E sono salvi. Possono già far festa i sindaci, gli assessori e i consiglieri di Filacciano, Gorga e Roiate. I loro comuni non scompariranno. Non verranno accorpati nelle unioni municipali decise dal Governo. Il decreto, infatti, parla chiaro: i comuni, per unirsi, devono essere confinanti con altri comuni con meno di mille abitanti. E i tre «miracolati» confinano con paesi che superano la fatidica soglia. La regola che salva Filacciano, Gorga e Roiate, è scritta all'art.16 del decreto: «Tutte le funzioni amministrative esercitate obbligatoriamente in forma associata con altri Comuni contermini (confinanti, ndr) con popolazione pari o inferiore a mille abitanti mediante la costituzione, nell'ambito del territorio di una provincia, dell'unione municipale». Per i tre comuni salvati varranno i criteri che la norma stabilisce per i municipi con meno di tremila residenti: un sindaco, cinque consiglieri e non più di due assessori. In totale, quindi, 21 poltrone che sopravviveranno alla sforbiciata del governo. Ma districarsi tra gli accorpamenti dei 22 comuni interssati è ancora un rebus difficile risolvere. Se non vi saranno deroghe (che lo stesso decreto in realtà prevede), le unioni municipali in provincia di Roma non saranno più di due. Il motivo è semplice. Le fusioni tra comuni devono raggiungere almeno 5.000 abitanti. Dal momento che i residenti che vivono nei 22 paesi sono 11.839, sarà possibile fare solo due accorpamenti con poco più di 5.000 abitanti. Ogni raggruppamento includerà quindi una decina di comuni confinanti. Al limite demografico di 5.000, però, è prevista una possibile deroga. La giunta regionale, infatti, con una apposita delibera può introdurre una soglia diversa che, ovviamente, non potrà scendere sotto i mille abitanti. C'è da scommettere che i piccoli comuni si batteranno con le unghie con i denti tra i denti e che cercheranno di fare pressione sulla Regione perché eserciti questa facoltà. Di sicuro si dovranno abituare all'idea di essere trasformati in semplici consiglieri. I primi cittadini, infatti, continueranno ad essere eletti come oggi, ma andranno a ricoprire una nuova carica: quella di componenti dell'assemblea municipale che, a loro volta, dovranno indicare il presidente dell'unione. Il presidente, poi, sceglierà i quattro assessori che comporranno la giunta. A complicare ulteriormente la situazione c'è la tempistica prevista dal decreto. Sarà quasi impossibile rispettarla. La norma, infatti, prevede che «con regolamento da adottare entro novanta giorni dalla data in vigore del decreto, su proposta del ministro dell'Interno, di concerto con il ministro per le Riforme, è disciplinato il procedimento di prima costituzione dell'unione municipale». Tre mesi di tempo, quindi. Ma prima bisognerà aspettare il nuovo censimento di ottobre, che sarà in grado di fornire i primi dati ufficiali solo dal 2011. Ecco che il tetto dei tre mesi verrà superato.

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