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I sindaci entrano nell'alleanza

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AntonioSbraga In principio fu il Principato, la boutade secessionistica lanciata da Filettino che ora, in attesa dell'autonomia, guiderà almeno la «lega dei piccoli Comuni» il prossimo 2 settembre. Per quella data, infatti, si sono dati appuntamento nel borgo simbruino gli amministratori dei circa duemila mini-municipi a rischio soppressione. E, al posto dell'ampolla del dio Po, potranno sempre invocare la leggenda del re Anio, da cui prende il nome il fiume dell'Aniene, che nasce proprio tra le grotte del Pertuso, fra Trevi nel Lazio e, appunto, Filettino. Anche i 25 micro-Comuni della provincia romana parteciperanno al raduno del «little-pride», la sfilata dell'orgoglio dei piccoli organizzato in Ciociaria. Non dovranno fare molta strada, perché 18 dei 22 borghi finiti nel mirino della riforma appartengono infatti alla confinante Comunità montana dell'Aniene, il comprensorio più colpito dell'hinterland capitolino con il 60% dei suoi 31 municipi che potrebbe scomparire. Una zona dove già il reddito pro-capite è di oltre un quarto in meno (il 73%) rispetto alla media nazionale. Risultato: alti tassi d'invecchiamento e pendolarismo, con conseguente spopolamento. Neppure le più basse quotazioni del mercato immobiliare provinciale (il valore medio, infatti, è di meno della metà di quello del resto dell'hinterland: mille e 218 euro a metro quadro contro 2 mila e 878 euro) rendono appetibile il trasferimento in questa area ad est della capitale i cui rappresentanti già venerdì prossimo protesteranno col corteo dell'Anpci davanti a palazzo Chigi. Subito dopo i sindaci si recheranno dal prefetto Pecoraro per «la restituzione delle fasce e delle chiavi delle nostre sedi comunali» in segno di protesta contro la riforma che le vuole cancellare. Loro, invece, si dicono «disponibili ad eliminare semmai le indennità di sindaci, assessori e consiglieri - hanno promesso venerdì scorso a Canterano dove si sono riuniti in auto-convocazione - se proprio questo è il problema e può servire a salvare i nostri Comuni». In quelli vicini alla fatidica soglia dei mille, come Anticoli Corrado (969 residenti), Sambuci (966) e Mandela (947) gli «emigranti di ritorno», che in questi giorni di ferie stanno rianimando i piccoli borghi natii, si dicono pronti a fare le valigie e riprendere la residenza nei loro vecchi Comuni pur di salvarli dalla scure della riforma. «Ma attenzione - mette in guardia il sindaco di Marano Equo, Franco Tozzi - la questione delle residenze è molto delicata, da noi sono state presentate già un paio di denunce». Anche la «caccia all'immigrato», quella ovviamente in senso buono per attirare le residenze dei nuovi italiani, ha l'incognita del dato di riferimento, indicato dalla riforma nel censimento che si svolgerà dal prossimo ottobre. Ma, più che sui vari escamotage in grado d'aggirare la riforma, gli amministratori sono concentrati nel cercare di respingere in toto la nuova organizzazione incentrata solo sui sindaci, che confluiranno all'interno delle nuove Unioni dei Comuni. «Vogliono farci fare i nuovi potestà, ma io- scuote la testa il sindaco di Cineto Romano, Amedeo Latini- non sono disposto a tornare a quel periodo».

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