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Fontana che vai, incuria che trovi

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ValentinaConti L'oro blu a rischio nella Capitale. Come le Madonnelle in giro per la città, le icone storiche di cui Il Tempo ha denunciato l'abbandono, anche alcune delle più belle fontane romane soffrono per incuria e degrado, subendo atti di vandalismo e le conseguenze dell'usura del tempo. Sporcizia, acqua ristagnante e dettagli rovinati. Da quelle più famose ai Nasoni dei diversi quartieri capitolini, quelli lodati perfino dal New York Times per intenderci, fino alle più suggestive fontanelle del centro. Molte avrebbero bisogno di un lifting non indifferente. Per un discorso di decoro, di conservazione delle bellezze della città e pure di salvaguardia di una tradizione di civiltà bimillenaria che, tra l'altro, fornisce un servizio pubblico accessibile a tutti. Turisti e romani se ne sono accorti da un po'. Un peccato davvero non averne cura. Iniziamo da piazza Nicosia, non lontana dal Parlamento. La manutenzione della fontana all'angolo, sotto il quadro votivo della Madonna del Divino Amore, lascia di molto a desiderare. All'interno delle grate arrugginite nuotano rifiuti e bicchieri di carta; in evidenza, i muri scrostati e l'intonaco staccato. La vicina fontana di Via del Clementino è messa anche peggio, con la vasca annerita, le mura di supporto deturpate da smog e dal tempo che scorre, il marmo rovinato in diversi punti e la bocchetta che non si riconosce più. Di un restauro necessiterebbe anche la fontana di Porto di Ripa Grande, di fronte all'ex carcere S. Michele. In rovina la bellezza della vasca centrale. I rifiuti sono oramai diventati parte integrante dell'arredo. Di acqua ce n'é poca e nessuno ha mai pensato di proteggerla da smog e gas di scarico di auto, mezzi pesanti e motorini che le scorrazzano continuamente vicino. In Via del Gambero, la fontanella detta dell'acqua vergine sembra un pannello annerito. L'acqua è buonissima, ma sembra fuoriuscire da un rudere. Siccità e incuria mettono a dura prova da parecchi mesi il Nasone di Villa Borghese; a Roma sono oltre 2.500, sparsi nei vari Municipi: un'alternativa validissima, di questi tempi, alla minerale venduta a peso d'oro. Sul sito dell'Adoc è possibile stamparne la mappa. La maggior parte non gode di ottima salute. Come quello nei pressi di Campo de' Fiori, in Via dell'Arco di S. Margherita, preda delle follie artistiche dei writers e non più funzionante: in uno scorcio peculiare della Città Eterna tanto fantastico quanto malcurato è impossibile non notare il suo stato di abbandono e, per chi la città davvero la vive e la sente nelle sue tradizioni, rimanerci male è diventato prassi. Altri in zona Trastevere. E c'è, poi, anche la questione dell'acqua sprecata da considerare. La fontanella di Piazza Iside in zona Celio, ancora, si è trasformata in ricettacolo di immondizia: chiunque passa e lascia il suo «ricordo». In Piazza Monte Grappa, un laghetto di melma devasta la «Dea Roma». Da Il Tempo un appello alle istituzioni. Valorizzare un bene pubblico potrebbe essere solo un gesto apprezzato da tutti, un atto d'amore verso la città, oltre che un bene per la «cultura dell'acqua» Capitale.

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