I piccoli comuni pronti a marciare sulla Capitale
Sono pronti a marciare su Roma con il loro «little-pride». L'orgoglio dei 25 piccoli Comuni sotto i mille abitanti che, dall'hinterland, potrebbero montare sugli autobus e sfilare nella capitale contro il rischio-soppressione ipotizzato dalla finanziaria. Ma, ancor prima dell'iniziativa lanciata dall'Anci, c'è già chi ha deciso d'imboccare un'altra meta romana: quella della Prefettura per riconsegnare le fasce tricolori. Sono i sindaci di Canterano e Anticoli Corrado, due dei 18 centri nel mirino della riforma appartenenti alla Comunità montana dell'Aniene, il comprensorio più colpito con il 60% dei 31 municipi che potrebbe scomparire. «Se confermano questa sciagurata riforma vado in Prefettura a rimettere il mandato - dice il sindaco di Anticoli Corrado, Roberto Falconi - però nelle mani del ministro Tremonti, ma solo per spiegargli cosa significa amministrare un Comune così piccolo, che spesso per i cittadini più sfortunati diventa una spalla su cui piangere. Io ho dovuto rimandare le vacanze: da tre giorni stiamo lavorando con assistenti sociali e carabinieri per venire a capo di un caso familiare delicatissimo». Anche il sindaco di Canterano, Pierluca Dionisi, oltre a «riconsegnare la fascia tricolore al prefetto», è pronto a chiedere di «far trasferire le residenze dei romani nel nostro paese» tra i tanti originari che si sono trasferiti dal dopoguerra. Uno spopolamento che, insieme all'alto tasso d'invecchiamento e al basso tasso d'occupazione, agita da anni il rischio-estinzione. «Per fronteggiare quella tendenza è stata votata anche una legge nei mesi scorsi ed ora arriva un decreto di tutt'altro segno che vuole invece sopprimere i nostri Comuni - scuote la testa Amanto Di Fausto, sindaco di Rocca Canterano - contro questa schizofrenia siamo pronti a rispondere all'appello dell'Anci e noleggiare un autobus per ogni Comune per protestare a Roma». Anche perché molti di questi municipi non hanno altri mezzi: «Non disponiamo certo di auto blu - dice Amedeo Latini, sindaco di Cineto Romano - io viaggio con la mia macchina a mie spese e, se serve per salvare il Comune, sono pronto a rinunciare all'indennità. Ma la nostra giunta non arriva a 20 mila euro in un anno, mentre un consigliere regionale guadagna in un mese quanto prendo io in un intero anno di pensione». Punta il dito sugli altri enti anche il sindaco di Marano Equo, Franco Tozzi: «Cercano di mantenere i veri privilegi della politica alta con questi colpi bassi assestati ai piccoli Comuni. Ma per noi è una questione di sopravvivenza, il presidio di un territorio vasto che altrimenti verrebbe condannato all'abbandono». I Comuni della Valle dell'Aniene si incontreranno «la prossima settimana per definire insieme le iniziative da intraprendere - dice il sindaco di Roccagiovine, Roberto Gianfelici - siamo preoccupati soprattutto per i nostri cittadini più anziani». Che poi rappresentano la gran parte dei residenti: «Non si riescono proprio a capacitare di questa riforma - aggiunge Francesco Mezzaroma, sindaco di Vivaro Romano - per loro verrebbe a mancare un punto di riferimento». Soppressioni «che purtroppo non serviranno a risanare le finanze, perché le cifre indicate sono state gonfiate come ha dimostrato l'Anci - aggiunge il sindaco di Percile, Massimiliano Meriggioli - e toglieranno invece gli ultimi baluardi nelle aree montane e di confine come le nostre». Dove Saracinesco, il Comune più piccolo (169 abitanti) è anche quello con la più bassa percentuale di dichiaranti Irpef (38,6%) della provincia romana. Jenne invece ha il primato dell'età media più alta (53,1) e Vallepietra quello del reddito medio più basso (6mila e 452 euro pro capite). Qui per secoli uomini e donne dei rispettivi centri hanno evitato d'incrociarsi, ma ora potrebbero essere condannati ad unirsi per «decreto». Almeno a livello comunale, anche se neanche la somma dei 407 jennesi e dei 308 vallepietrani riuscirà a superare la barriera dei mille abitanti. Ma c'è anche quella «barriera riproduttiva», così definita dai ricercatori del «Progetto Gens» che da mesi stanno analizzando i campioni del dna prelevati ai residenti dei due borghi montani più a est della provincia romana, che sta ad indicare «un'alta differenziazione genetica tra gli abitanti dei due Comuni che, pur essendo distanti solo 15 chilometri, presentano una tale diversità mitocondriale segno di un elevato grado di endogamia, favorito dall'isolamento geografico e dalla deriva genetica». O, come più semplicemente dicevano gli antichi, mogli e buoi dei paesi tuoi. Ora il paese potrebbe diventare uno e trino (magari inglobando i 500 abitanti del vicino Filettino). «Ma Filettino ha già minacciato la restaurazione del suo antico principato - scherza il sindaco di Vallepietra, Francesco Palmieri - noi abbiamo una tradizione più plebea, però siamo pronti a seguirli nella protesta con ogni azione. Non si possono cancellare mille anni di storia con un decreto: sbaglia chi pensa che si tratti di campanilismo retrogrado, è solo una questione di rispetto per un territorio che vive tra mille difficoltà e, nonostante tutto, sta già accorpando i servizi principali come la polizia locale, la scuola e la raccolta dei rifiuti».