Effetto crisi sulla Capitale Alemanno scende in campo
Ha rinunciato alle vacanze in Kenya per seguire da vicino l'evolversi della manvora economica. E l'esito non è stato affatto gradito. I tagli per 270 milioni di euro alla Capitale sono una vera e propria scure. Non solo perché in un periodo di crisi ulteriori contrazioni alla spesa degli enti locali significano toccare i servizi ma anche perché, proprio a causa della congiuntura economica e del piano di rientro che, seppure favorito dalla gestione commissariale separata, continua a pesare come un macigno sulla finanza capitolina, il Campidoglio ha già messo mano laddove poteva. Tariffa rifiuti, biglietto dell'autobus, aliquota Irpef e Ici per le case sfitte. Aumenti più o meno dovuti per adeguamenti normativi o per cercare di risanare i bilanci delle municipalizzate. Tutto questo, con il contributo dello Stato a Roma Capitale «sceso» per la spesa ordinaria da 500 a 200 milioni; gli altri 300 milioni infatti sono stati «dirottati» sul piano di rientro. Di fatto, il contributo statale a Roma in quanto Capitale si è ridotto al lumicino. Per questo lo stesso Alemanno, che ha partecipato in prima linea ai lavori dell'Anci, in qualità di vice presidente, ha definito la manovora «inaccettabile perché siamo in un ambito puramente di spesa sociale. Il documento ha bisogno di significative correzioni e non di aggiustamenti». Aggiustamenti che arriveranno, forse, in Parlamento (il voto finale è previsto per i primi di settembre). Una piccola «consolazione» tuttavia c'è. Nell'articolo 27 della manovora varata dal Consiglio dei ministri, si dà la possibilità al «commissario straordinario del Governo di estinguere i debiti della gestione commissariale verso Roma Capitale, diversi dalle anticipazioni di cassa ricevute, ad avvenuta deliberazione del bilancio di previsione per gli anni 2011-2013, con la quale viene dato espressamente atto dell'adeguatezza e dell'effettiva attuazione delle misure occorrenti per il reperimento delle risorse finalizzate a garantire l'equilibrio economico-finanziario della gestione ordinaria». Piccola consolazione che almeno a breve termine difficilmente si tradurrà in un qualche beneficio per la cittadinanza. Gli effetti della della manovra per fronteggiare la crisi infatti non si limitano ai conti delle casse capitoline. Ad accendere i riflettori su un aspetto ancora forse sottovalutato è il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti: «La manovra colpirà l'economia romana ben oltre i tagli previsti ai trasferimenti agli enti locali - dice -. Tutti i provvedimenti sul pubblico impiego che si sommano a quelli già assunti nei mesi scorsi graveranno, infatti, in particolare sulla nostra economia come minore liquidità disponibile per moltissime famiglie. Molto più che nel resto del Paese». Non solo economia. Gli effetti della manovra del governo porteranno anche a un diverso assetto istituzionale con il quale la politica locale dovrà presto fare i conti. A partire dalla riforma di Roma Capitale, da portare a casa entro ottobre, che sembra allontanarsi sempre di più. Il taglio agli eletti nelle assemblee e alle composizioni delle giunte in tutte le istituzioni locali mette, logicamente, una pietra tombale sulla possibilità di allargamento della giunta di Roma Capitale a 15 assessori e, soprattutto, sul mantenimento del numero dei consiglieri comunali a 60. Le prossime elezioni capitoline dunque conteranno liste di 48 candidati. Mentre i municipi scenderanno comunque da 19 a 15. Numeri destinati a rivoluzionare la compagine politica della Capitale.