E l'autista Atac fa da salvagente
L'asfalto è bollente, l'afa taglia le gambe. La donna aspetta l'autobus dritta sotto al sole. È il pomeriggio di Ferragosto. La Capitale del Paese flagellato dalla crisi economica è semivuota. Anche se l'effetto-deserto quest'anno è ancora meno visibile degli altri e molti romani sono rimasti a casa, rinunciando alle ferie agostane. Almeno per un giorno, però, i turisti hanno preso possesso della città, delle piazze storiche dove le fontane che promettono un rinfresco dalla calura, delle aree monumentali che da secoli sopportano placidamente il calore del disco infuocato e gli sguardi dei visitatori affascinati dall'antica opulenza. In periferia la situazione è diversa. Lungo via Prenestina la gente si conta sulla punta delle dita. L'anziana è in attesa del 451. Alle 16,20 il mezzo pubblico diretto a piazza Cinecittà e condotto da Roberto C., 33 anni, la accoglie nel suo paradiso temporaneo di aria condizionata. Una breve sosta prima di affrontare nuovamente l'inferno della strada. Lei avrà settant'anni e si siede vicino al posto di guida. A pochi stop dal capolinea si alza, si accosta all'autista e gli fa una domanda che lo lascia di stucco: «Mi scusi, dove va questo autobus e come posso tornare a casa?». Roberto capisce che la passeggera è in stato confusionale. La rassicura. Le propone di restargli accanto anche durante la corsa di ritorno dal capolinea: «Magari così riconosce la zona dove abita - le dice - Mi stia vicina, è in buone mani», aggiunge. A Cinecittà il conducente, covinto dalla crescente angoscia della poveretta, decide di affidarla a due vigili urbani. Roberto, che due anni fa aveva trovato sul bus un portafogli con 300 euro e l'aveva riconsegnato al proprietario, è stato proposto per un encomio dall'Atac, azienda per la quale lavora dal 2003. Ma non è il solo «eroe per caso» di questa estate di sacrifici. E non è la prima volta che gli autisti dei mezzi pubblici soccorrono smemorati. Il 19 maggio è accaduto sul 508 e l'anziano, che non ricordava più il proprio indirizzo, viene preso in consegna dai carabinieri. Il 22 aprile un passeggero «confessa» all'uomo al volante dello 055 che si è perso, e riceve aiuto. Il 24 febbraio, al capolinea di Ponte di Nona, finisce fra le braccia dei militari dell'Arma un altro passeggero in evidente stato confusionale. Stesso discorso il 22 febbraio al capolinea di piazzale Stazione del Lido, a Ostia. Mentre il 28 gennaio l'autista del 791 viene avvicinato da una donna che non riecse a capire dove si trova e, naturalmente, neanche dove abita. E gli «straordinari» degli autisti Atac non si limitano a questo. Il 14 agosto uno di loro è intervenuto sulla linea H dopo che un uomo era stato borseggiato a bordo, ha chiamato i carabinieri e ha fatto arrestare il «manolesta». Il 2 luglio, invece, quello del 446 si è accorto che sul bus c'era un minorenne solo e, malgrado avesse terminato il turno di lavoro, ha allertato le forze dell'ordine e ha atteso che prendessero in consegna il ragazzino. E così via. Fino a ieri, quando, poco dopo mezzogiorno, in via Battistini il conducente del 916 ha dovuto fermare l'automezzo perché c'era un polacco ubriaco che molestava i passeggeri. Sul posto sono intervenuti gli agenti di una «volante». Lo straniero è stato identificato, segnalato e fatto allontanare. E il piccolo eroe al volante del mastodonte su ruote è ripartito. In attesa della prossima occasione per dimostrare che, anche nella metropoli «cinica e indifferente», il senso civico esiste ancora. Almeno sul bus.