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Polverini e Zingaretti

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Lamanvora siglata Tremonti nel caso del Lazio fornisce un assist di primo piano alla proposta di legge che il presidente della commissione Affari costituzionali della Pisana Pietro Sbardella (Udc) ha annunciato di presentare a settembre e che prevede l'abolizione del listino. L'articolo 14 della manvora del Governo impone infatti la riduzione del numero dei consiglieri regionali in base alla popolazione. Nel caso del Lazio, che conta poco meno di sei milioni di abitanti gli eletti alla Pisana dovranno essere dalla prossima legislatura 50 contro i 70 attuali. «È molto apprezzabile l'intenzione del Governo di ridurre il numero dei consiglieri regionali, è un segnale concreto che va incontro alle esigenze di tagliare i costi della politica -commenta il consigliere regionale de La Destra, Roberto Buonasorte -. Nel Lazio ci sono 70 consiglieri regionali, il 20% equivale a 14, cioè il numero dei consiglieri eletti nel listino, che a questo punto basta abolire approvando la nostra proposta. Se poi anche l'Udc è d'accordo, a settembre, in poche settimane, si può approvare la norma e il Lazio può diventare, anche in questo campo, la Regione che fa da apripista». Una sfida da cogliere subito dopo la pausa estiva. Ma a risvegliarsi con furore è soprattutto la politica legata alla Provincia di Roma. A scatenare il parapiglia all'interno del centrosinistra è stato il sentatore dell'Idv, Stefano Pedica. «La Provincia di Roma come quella di altre grandi città sono l'esempio degli sprechi e della inutilità. Un ente doppione che non fa nulla se non quello di piazzare trombati della politica, una vergogna - tuona Pedica - tagliare tutte le province porterebbe altri 9 miliardi nelle casse e eliminerebbe tanti politici inutili alla comunità. Anche le future nomine regionali dovrebbero essere tagliate, mi rivolgo alla Polverini per non nominare gente inutile ma solo persone competenti nel settore». Durissima, tra le altre, la replica del consigliere provinciale del Pd, Pino Battaglia: «Dal senatore Pedica, sempre pronto ad elargire comunicati contro tutto e tutti, è doveroso il buon esempio. Non risultano sue crociate contro i vergognosi privilegi di cui gode, nè risulta che vi abbia rinunciato. Rischia perciò di diventare campione di demagogia e populismo, peraltro infilandosi sulla scia di un governo che con questa manovra si accanisce ancora una volta sugli enti locali e sui più deboli, senza alcuna equità, mentre sfiora appena gli innumerevoli privilegi dei parlamentari. Sus. Nov.

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