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Curava il cancro con pendoli e infusi

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Facevadiagnosi usando un pendolo e uno strano congegno i cui elettrodi venivano messi sulla fotografia del paziente per registrarne le disfunzioni. Eppure decine di persone, malate di fegato o di stomaco, gli si erano affidate in cerca di alternative alla medicina tradizionale e almeno una è morta, un settantacinquenne malato di cancro. Lui non era neanche un dottore, bensì un ingegnere in pensione, scoperto e denunciato dal Nucleo anti sofisticazioni (Nas) dei carabinieri per esercizio abusivo della professione medica e di quella di farmacista. Dal 2007, secondo quanto ricostruito, applicava i principi della radionica, una disciplina non riconosciuta dalla medicina ufficiale in Italia e prescriveva farmaci fitoterapici per svariate patologie. Sull'uso di questi ultimi diversi specialisti sono invece possibilisti, fanno notare dal Nas. L'apparecchio per le diagnosi - visibile su siti dedicati alla radionica - ha una base di legno con sopra degli indicatori che registrerebbero presunte malattie attraverso elettrodi posti sulle foto dei pazienti, secondo quanto riferito. In altri casi si utilizzavano campioni di tessuto dei malati. «Centrale radiobiologica, questo il nome dell'aggeggio. Il pensionato millantava inoltre collaborazioni con le Università di Trieste e di Roma. L'inchiesta dei carabinieri è nata dalla denuncia anonima di un paziente e dalla segnalazione dell'Ordine dei medici di Roma. Il falso medico si faceva pagare 70-80 euro alla volta per l'acquisto degli ingredienti per i rimedi naturali, denaro che figurava come offerte a una Onlus di solidarietà sociale di cui egli stesso è presidente.

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