La spesa è servita
In poche ore sono accorse tutte le massaie del Centro. Qualche casalinga, quando l'ha saputo, ha preso l'autobus in periferia ed è arrivata col carrello della spesa in fretta e furia per non perdere l'occasione del giorno. In piazza Santi Apostoli la Coldiretti stava distribuendo, sin dalle prime luci del mattino, ben cento quintali di ortofrutta, dalle fragole ai pomodorini. Tutto gratis. L'iniziativa è una forma di protesta, per lanciare il grido di allarme contro i prezzi pagati agli agricoltori per la frutta e le verdure estive. I produttori hanno infatti registrato un crollo dei guadagni medio del 29 per cento rispetto a un anno fa. Un dato che sta provocando il crac di tutto il settore ortofruttifero. E che spaventa in particolare modo se confrontato con un altro dato: l'aumento medio dell'1,6 per cento (rispetto al 2010) dei prodotti venduti al dettaglio. Come è possibile che il distributore compri dal coltivatore a un prezzo inferiore di un terzo rispetto allo scorso anno e il consumatore finale paghi lo stesso prodotto a un prezzo più alto dello scorso anno? Facciamo qualche esempio concreto. Le pesche gialle costano al produttore 35 centesimi al chilo. Al consumatore vengono vendute a 1,9 euro al chilo. Il ricarico tocca il 443%. L'anguria costa al produttore 12 centesimi al chilo, a noi che facciamo la spesa al mercato costa 60 centesimi. Ricarico: 400 per cento. Stesso fenomeno con la maggior parte dei prodotti: pomodorini, meloni, melanzane, fragole, peperoni solo per elencarne qualcuno. Insomma, alla fonte il prezzo della frutta e della verdura è crollato, ma sulle nostre tavole è aumentato. Il presidente della Coldiretti, Massimo Gargano, prova a spiegare questo fenomeno: «Primo punto la speculazione. È la causa principale di questo male. Ci sono pochi attori che gestiscono la fase di distribuzione che fanno il bello e il cattivo tempo. In pratica i grandi distributori sono pochi e operano in regime di oligarchia. Si mettono al tavolo e decidono a quanto comprare e a quanto rivendere». Impossibile competere. Per questo la Coldiretti ha deciso di estremizzare la sua protesta con l'iniziativa di ieri dal titolo eloquente: «Meglio regalare frutta e verdura che svenderla!». «Questa estate si è allargata senza giustificazioni - spiega Gargano - la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita, ma anche i consumatori che potrebero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose». Non è un caso, allora, se oggi le famiglie comprano 350 chili di frutta all'anno, mentre nel 2000 i chili erano 450. In un anno il consumo è diminuito del 9 per cento. Fine a che punto la grande distribuzione speculerà sul settore? Produttori e consumatori sono arrivati al limite della pazienza.