La cocaina su e giù dal balcone

Up and down. Su e giù. Così è stata battezzata un'operazione anti-droga condotta dagli agenti del commissariato Aurelio, diretti da Federico Gazzellone, nel residence Bastogi che ha fruttato cinque ordinanze cautelari e il sequestro di alcune dosi di cocaina. Gli spacciatori, infatti, calavano la «merce» dal balcone di casa con un astuccio legato ad uno spago lungo diversi metri. L'accusa per gli arrestati è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Altre otto persone sono state denunciate per detenzione di droga finalizzata allo spaccio. Le indagini, scattate due anni fa, hanno consentito di ricostruire una fitta rete di smercio di cocaina gestita da due coniugi, con la collaborazione di altri tre soggetti, ognuno dei quali aveva degli incarichi ben precisi. Gli altri otto facevano parte della stessa banda. A capo dell'organizzazione c'era una donna, Maria, di 29 anni, che impartiva agli uomini, marito compreso, le direttive da seguire. La donna aveva recitato in docufiction sulla realtà del degrado delle periferie romane e, in sette anni, ha avuto cinque figli. A causa della sua quinta maternità è finita ora agli arresti domiciliari perchè incinta di un bimbo di 4 mesi (un dettaglio che ricorda il ruolo di Sofia Loren nel film «Ieri, oggi e domani»). Il suo compagno, noto con il soprannome di «Bibo», vendeva la coca acquistata e tagliata da Maria, mentre altri due avevano il compito di comprare la droga da fornitori esterni per conto del capo. A fiancheggiare la gang, secondo la polizia, anche qualche residente del comprensorio. Anche alcuni di loro avevano recitato nella docufiction del 2003 «Residence Bastoggi». Tra le palazzine c'erano delle «sentinelle» (come a San Basilio), che segnalavano l'arrivo della polizia. La donna-capo aveva coinvolto nel giro prima suo marito, dal quale si era poi separata, e poi il suo nuovo compagno. I pusher rifornivano i propri clienti con dosi di cocaina di 40 euro l'una per un giro d'affari complessivo di 70 mila euro. È stato proprio l'arresto di «Bibo», nell'estate del 2009, a segnare il primo «indizio» che avrebbe portato gli investigatori a risalire all'«ossatura» del sodalizio criminale.