Scout salvati in elicottero sulle Dolomiti
.Una notte intera sotto la pioggia all'addiaccio a quota 1.500, a percorrere il sentiero ripido e a strapiombo reso ancor più scivoloso dall'acqua torrenziale. E pericolosa anche la mattina dopo, quando arrivano i "nostri", il soccorso alpino, e uno dei soccorritori cade e si male ad una spalla. E si capisce che non sarà possibile scendere a valle a piedi. Così l'elicottero è costretto a fare la spola per portarli tutti in salvo a Davestra, prelevandoli a piccoli gruppi. Ieri alle 13 finalmente il lieto fine. Il gruppo era partito mercoledì con le mappe topografiche in mano. «Eravamo sul sentiero 391, sopra Davestra (Belluno), non distante da Forcella Zita» raccontano i ragazzi. Il cielo rabbuia. E inizia a piovere di brutto. «Ci siamo ritrovati in un punto ripido e impervio, reso ancora più scivoloso dalla pioggia, c'era il rischio di farsi male, e abbiamo deciso di non proseguire oltre perché troppo pericoloso» hanno spiegato la mattina dopo alle squadre del Soccorso Alpino di Longarone e del 118 del Suem di Pieve di Cadore, corsi in aiuto, quando il mattino dopo il gruppo di scout ha lanciato l'allarme. L'intervento non è stato uno scherzo. L'elicottero ha iniziato a trasportare in quota le squadre che, a piedi, avrebbero impiegato più di due ore. Le pessime condizioni del terreno (anche un soccorritore è caduto facendosi male a una spalla) hanno fatto decidere di far scendere a valle gli scout con rotazioni successive dell'eliambulanza, per evitare di incrementare il pericolo nella lunga discesa. Solo all'una erano tutti in salvo a Davestra. Ora che è stato scritto il lieto fine c'è chi è verde d'invidia. «A ripensarci adesso che è andato tutto bene è un'avventura che avrebbe voluto vivere un ex capo scout come me che può invece ricordarsi al massimo di quella volta sul Monte Vettore quando la nebbia ci impedì di vedere un rifugio a due metri» ricorda Mauizio, 58 anni, impiegato della Provincia, scout per 16 anni col soprannome Joko, a Santa Maria delle Grazie ai tempi di don Giuseppe Boccetti, cofondatore dello scoutismo a Monterotondo. Oggi c'è don Paolo. E rigrazia Dio per il fortunato epilogo. «Noi vogliamo insegnare ai nostri ragazzi non soltanto a guadagnarsi la vita, ma a vivere, cioè godersi la vita nel senso più elevato della parola» è il motto di Baden-Powell. I tredici scout di Monterotondo lo hanno messo in pratica anche nella disavventura.