Il Pd "berlusconiano" non ferma il piano casa
Dopo quarantotto ore di caos assoluto il Consiglio regionale ha approvato il Piano Casa con 41 voti favorevoli e 22 contrari. La nuova legge Urbanistica della Regione è passata grazie al maxiemendamento della giunta composto da 44 commi e, soprattutto, alla maggioranza del centrodestra che dopo (e nonostante) gli scossoni tutti interni ha fatto comunque quadrato intorno a uno dei punti del programma elettorale più attesi. A mettere una buona dose di pepe, come se servisse, era stato il ministro Galan che a votazione in corso aveva dichiarato l'incostituzionalità di alcuni punti del testo. Un parere che ieri, nonostante tutto (o quasi) il Pdl si sia schierato con la presidente Polverini a difesa delle prerogative istituzionali della Regione Lazio, ha ribadito la propria posizione: «Ci sono quattro o cinque punti nella bozza che avevano un profilo di incostituzionalità - ha detto ancora il ministro - bastava essere più attenti. Un intervento prima serve ad evitare un'impugnativa alla Corte Costituzionale. Io sono lì per difendere e tutelare le bellezze dell'Italia». Un'interferenza quella del responsabile dei Beni culturali che è servita se non altro a ricompattare la maggioranza intorno alla Polverini, che sempre ieri si è incontrata con il segretario Pdl Angiolino Alfano e a decidere la via maestra per uscire dall'impasse: verso l'ora di pranzo una riunione di giunta ha approvato il maxiemendamento in cui si recepiscono le istanze dei consiglieri di maggioranza e, nonostante tutto, di opposizione. La stessa governatrice aveva annunciato sicura: «Il Piano si voterà in giornata». Un epilogo legittimo e previsto ma che tutti avrebbero voluto evitare. Una legge così importante come quella che rivede norme e criteri edilizi e urbanistici avrebbe meritato più concertazione e dunque condivisione. L'opposizione da parte sua ha preso al volo l'occasione d'oro fornitagli dal ministro Galan: un esponente del governo Berlusconi che si esprime contro una legge urbanistica cara al premier ed elaborata dalla sua stessa maggioranza. Un assist fin troppo semplice. Per questo Pd, IdV e Verdi hanno cambiato strategia. Da un'opposizione certamente dura ma comunque costruttiva con proposte di modifica concrete e di merito si è passati (in un gioco di parole) al muro di cemento. Non solo e non più voto contrario, ma a settembre raccolta di firme per l'indizione del referendum abrogativo. Una proposta avanzata un paio di giorni fa dai deputati del Pd Michele Meta e Roberto Morassut e accolta dal partito romano all'indomani di una notte movimentata grazie a un intervento quantomeno d'istinto della presidente Polverini. Parole, quelle della governatrice rivolte all'aula intorno alla mezzanotte e finite per mano dei Radicali su internet. Un video malfermo che ha tenuto banco per tutta la giornata. «È successo un fatto spiacevole per l'intrusione a gamba tesa di un ministro della Repubblica nel processo legislativo dell'Assemblea regionale del Lazio - ha detto la Polverini rivolgendosi poi ai banchi dell'opposizione al termine di una lunga giornata -. Ho trovato assolutamente sconveniente, e dal punto di vista istituzionale lo considero un errore gravissimo, che una parte di questo Consiglio invece di far notare al ministro che l'Assemblea è sovrana ed eletta dal popolo, gli ha dato ragione. Questa assemblea oggi si è messa al servizio del governo Berlusconi e lo avete fatto voi, non noi. Avete detto che un ministro della Repubblica può interferire in una Assemblea legislativa. Questo è quello che ha fatto l'opposizione. Voi siete berlusconiani!». Una frase detta forse per stuzzicare il centrosinistra ma che proprio non è andata giù ai «berluscones». La consigliera Pdl Chiara Colosimo avrebbe reclamato a gran voce minacciando di uscire dall'aula. Un'offesa per tutti. Per motivi ovviamente diversi. E con effetti opposti. Ancora ieri sera, a 24 ore di distanza, dal Campidoglio alla Pisana, fino a Montecitorio e Palazzo Madama i «berluscones» si aggiravano ombrati giurando vendetta.