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Manager e operaio uccisi e bruciati

Il luogo del ritrovamento di Bruno Lanna e Marco Mattozzi

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Massacrati, lasciati sul terreno, forse bruciati a distanza di poche ore e ritrovati ieri mattina da un operaio che ha visto la piccola colonna di fumo alzarsi dalla vegetazione. Sono le ultime scene del duplice omicidio avvenuto l'altra sera ad Artena, alle porte di Roma, vicino a Valmontone. Vittime il titolare di una ditta di legname, Bruno Lanna, 58 anni, e Marco Mattozzi, di 45, fabbro e collaboratore del primo. Due persone perbene: Lanna generoso, cordiale, padre di due femmine e un maschio che lavora nella ditta con sessanta dipendenti e un giro d'affari notevole. Mattozzi tranquillo e gran lavoratore. Il medico legale ha indicato l'ora della morte tra le 22 e la mezzanotte. Difficile stabilire l'arma usata: corpo contundente o pistola. Le fiamme hanno devastato i corpi rendendo difficile individuare a vista lesioni causate dall'uno o dall'altra. Probabilmente a inferierire non è stato un assassino soltanto. Ma come mai due insospettabili vengono travolti da una fine così orribile e odiosa? Se lo chiedono i carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Frascati del colonnello Rosario Castello ai quali è affidata l'indagine. Ieri mattina sul posto c'era anche il comandante provinciale Maurizio Detalma Mezzavilla. I due si sono visti venerdì pomeriggio. Alle 20 i familiari del proprietario delle ditta cominciano a insospettirsi. Lanna doveva essere a casa per festeggiare il compleanno di un parente e di certo non avrebbe mai fatto tardi. Eppure ancora non si vedeva. E lo stesso stesso valeva per il fabbro. I Lanna avvisano i carabinieri di Artena. Nonostante l'orario, militari e alcuni volontari della Protezione civile organizzano una battuta nella zona attorno alla ditta: lambiscono il punto in cui sono stati ritrovati i due - a circa 500 metri dal capannone - ma non si accorgono del fumo, né dell'odore di bruciato. Ieri mattina però, quando intorno alle 8 sono arrivati i carabinieri sul luogo del delitto, da uno dei due corpi ancora si sollevavano fiammelle. Ecco perché gli investigatori pensano che i due prima sono stati uccisi e dopo, forse ieri prima dell'alba, sono stati cosparsi di benzina e bruciati. Il punto del rogo non è lo stesso dell'agguato. Lo testimonierebbero i segni di trascinamento dei corpi lasciati sul terreno. Ad agire potrebbe essere stata più di una persona. Non era facile aggredire Lanna e Mattozzi. Per un assassino ucciderli sarebbe stato difficile e troppo rischioso. Più logico ritenere che i due siano stati vittime di una trappola tesa da più persone: l'incontro, poi la tragedia. Nel pomeriggio militari e volontari hanno proseguito la battuta delle campagne circostanti alla ricerca dell'arma del delitto, ma senza successo. I carabinieri hanno già interrogato parecchie persone che conoscevano i due. Hanno ascoltato i parenti di entrambi, i dipendenti della ditta, la maggior parte dell'Est europeo. Nessuno ha riferito di antipatie, litigi, dissidi avuti con qualcuno. Non hanno raccontato di minacce subite, né di avvertimenti recapitati all'imprenditore o al fabbro. Il movente del duplice omicidio è mistero come il volto di chi li ha uccisi.

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