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Regione, cinque per risparmiare 40 milioni

Renata Polverini

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Risparmiare si può. In un momento storico in cui la crisi economica vive una coda velenosa travolgente e in cui il governo non trova di meglio da fare se non mettere le mani nelle tasche degli italiani con l'approvazione di una manovra che non taglia le spese della casta ma aumenta quelle dei contribuenti, gli enti locali devono e possono fare le propria parte. Così, se i cittadini del Lazio sono costretti a pagare un ticket di 10 euro su ogni visita specialistica, la Regione può dare il buon esempio. Come? Tagliando il superfluo. Si può fare, basta volerlo. E l'occasione è dietro l'angolo: l'assestamento di bilancio che la prossima settimana approderà alla Pisana. Monogruppi, commissioni, comunità montane, università agrarie, consorzi di bonifica. In cinque mosse si può dare scacco matto allo spreco rinunciando a poltrone utili solo al buen retiro di qualche politico. Il risparmio? Sarebbe di almeno 40 milioni di euro. Monogruppi Da tempo si discute sull'opportunità o meno di eliminare i gruppi in Consiglio regionale costituiti da un solo consigliere. Ciascun monogruppo comporta una spesa di circa 500 mila euro l'anno (1.700 euro di indennità mensile al consigliere capogruppo di se stesso, 4.000 euro di contributo al gruppo, stipendi dei sette membri del personale di segreteria). I monogruppi alla Pisana sono 8, 3 usciti fuori dall'esito delle elezioni (Verdi-Bonelli, Psi-Romanzi, Lista civica dei cittadini-Celli) e 5 formati a legislatura in corso da consiglieri fuoriusciti dai partiti in cui erano stati eletti (Misto-Paris, Mpa-Pascucci, Fli-Pasquali, Api-Mei, Responsabili-Tarzia). Ipotizzando di introdurre un minimo di due consiglieri per la costituzione d'un gruppo, eliminando solo i monogruppi «derivati» e non quelli legittimati dal voto popolare, si risparmierebbero 3 milioni l'anno. Ma si può sempre fare meglio, eliminando i monogruppi in Consiglio. Commissioni Nel Consiglio regionale del Lazio sono 20, 16 permanenti e 4 speciali. Nessuna Regione in Italia è riuscita a fare meglio - o peggio, a seconda dei casi. Qualche numero: in Lombardia sono 8, in Piemonte 11, in Veneto 10, in Emilia Romagna 6, in Campania 12, in Calabria 10, in Toscana 14. Ogni commissione costa un milione l'anno. Ipotizzando di accorpare gli organi consiliari e di portarli a livello della Lombardia si risparmierebbero 12 milioni l'anno. Comunità montane Ma pensare che gli sprechi si annidinino solo in Consiglio regionale sarebbe sbagliato e fuorviante. Un esempio? Le comunità montane. La proposta di abolirle viene dal consigliere Pdl Antonio Cicchetti e non è affatto da buttare. Nel Lazio le comunità montane sono 22 e costano alla Regione 10 milioni l'anno per le spese di funzionamento. Si tratta enti pubblici ad appartenenza obbligatoria, costituiti con provvedimento del presidente della giunta regionale tra Comuni montani e pedemontani, anche appartenenti a Province diverse. Hanno lo scopo di valorizzare le zone montane. La Sicilia le ha abolite nel 1986. L'ostacolo? Una comunità montana ha un presidente e una giunta. Insomma poltrone. Consorzi di bonifica Nel Lazio sono 10 enti pubblici che, ai fini della salvaguardia e tutela del territorio e delle risorse idriche, progettano, eseguono e mantengono opere pubbliche inerenti la difesa del suolo, la bonifica idraulica e la distribuzione irrigua. In assestamento di bilancio sono stati previsti finanziamenti per 5 milioni di euro, ma la Regione ne spende complessivamente circa 14 l'anno. Delle loro funzioni potrebbero occuparsi benissimo le Province (che hanno competenza in materia di dissesto idrogeologico) o gli assessorati all'Ambiente e all'Agricoltura. Università agrarie Nel Lazio sono oltre 80 e gestiscono ettari ed ettari di territorio, sorapponendo le proprie competenze a quelle dei Comuni, con evidenti disfuzioni amministrative. A San Vito di Leonessa, frazione di 7 anime, l'università agraria ha 4 amministratori. Tuona Cicchetti: «Aldilà dello spreco dobbiamo rendere facile la vita dei cittadini, semplificando i processi decisionali».

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